Bagdad - Sono stati giustiziati prima dell'alba Barzan Ibrahim Hassan al Tikriti, fratellastro
di Saddam Hussein e all'epoca responsabile dei servizi
d'informazione, e Awad Ahmed al Bandar al Sadoun, già capo del
Supremo Tribunale Rivoluzionario e numero due
dell'ufficio del rais ai tempi della dittatura. Nel film ufficiale
girato dal governo iracheno si vedono Awad al Bander e Barzan al Tikriti impiccati uno accanto all'altro, con un cappuccio che copre la testa una divisa arancione. I due appaiono tremanti di paura. I
corpi di Barzan al Tikriti e Anwad al Bandar sono stati trasferiti nella base militare tatunitense di Tikrit in attesa si essere sepolti nella località di Ouja: lo hanno reso noto fonti della polizia irachena. Il fratellastro di Saddam Hussein e l'ex giudice del Tribunale Rivoluzionario dovrebbero essere tumulati nello stesso edificio che accoglie i resti di Saddam: due tombe vi sarebbero già state aperte, secondo quanto affermato dalla polizia locale.
Sentenze Le sentenze di condanna a morte per crimini contro l'umanità, in relazione al massacro dell'82 di 148 civili di sesso maschile del villaggio sciita di Dujail, sono state applicate a due settimane e due giorni dall'esecuzione di Saddam, il 30 dicembre scorso. Lo ha confermato il portavoce del governo Alì Debagh. In precedenza indiscrezioni sulla duplice impiccagione si erano accavallate per diverso tempo, senza alcuna conferma ufficiale. La notizia era stata data per prima da “al-Hurra”, un'emittente televisiva di Baghdad finanziata dagli Stati Uniti. Poi era stata la volta di uno dei legali di Bandar, Badia Aref, annunciare alla Cnn che il suo assistito e Barzan erano stati messi a morte «un'ora fa, o anche meno». Lo stesso avvocato aveva anche riferito a al-Arabiya, tv satellitare di Dubai, che «gli americani hanno comunicato alla famiglia» di Bandar di «tenersi pronti a prenderne il corpo in consegna», aggiungendo: «Suo figlio in questo momento è con me». I due ex gerarchi erano stati condannati a morte il 5 novembre, così come Saddam. Le impiccagioni del fratellastro di Saddam e dell'ex giudice erano state rinviate a più riprese, nell'intento di far placare le polemiche scatenate dall'esecuzione di Saddam, e soprattutto dalle modalità con cui questa era avvenuta, ripresa in varie fasi da alcuni dei funzionari presenti presso il capestro. Le immagini del rais con il cappio al collo, dileggiato dai carnefici, e poi del suo cadavere gettato su una barella, la gola segnata da un profondo taglio, hanno suscitato indignazione negli ambienti arabi e musulmani, e costernazione in tutto il mondo. Maliki, comunque, ha sempre replicato alle accuse di violazione dei principi umanitari ribadendo di avere tutte le intenzioni di far mettere a morte Barzan e l'ex magistrato del Tribunale Rivoluzionario: un «affare interno», ne aveva definito le esecuzioni, minacciando di troncare i rapporti con i Paesi terzi che avessero insistito nel puntare il dito contro il suo governo. Forse non è un caso che i due ex gerarchi siano stati impiccati mentre è assente dall'Iraq il presidente Jalal Talabani, a titolo personale fermo oppositore della pena capitale; il leader curdo è in visita ufficiale a Damasco. Dopo l'uccisione di Saddam, le Nazioni Unite si erano rivolte al governo di Bagdad, chiedendo di riconsiderare l'ipotesi di procedere a ulteriori esecuzioni. Talabani stesso la settimana scorsa aveva affermato di ritenere che fosse opportuno un rinvio dell'applicazione delle sentenze.
Testa staccata Intanto arrivano i primi particolari sull'esecuzione. Il portavoce del governo ha riferito che l'esecuzione si è svolta regolarmente, ma "in un caso eccezionale la testa di Barzan al Tikriti si è staccata dal corpo dopo l'impiccagione". La conferma arriva da un filmato girato per conto del governo iracheno e mostrato ai giornalisti, si vede il corpo decapitato di Bandar al-Takriti, fratellastro di Saddam Hussein.
Gli Usa: applicata la giustizia La Casa Bianca commentando
la notizia dell'impiccagione dei due collaboratori dell'ex
presidente iracheno Saddam Hussein, ha detto che il governo
iracheno «applica» la giustizia nei confronti dei responsabili
di crimini.
«L'Irak è un governo sovrano che applica il suo sistema
giudiziario contro chi è colpevole di crimini brutali contro
l'umanità, ha detto il portavoce Scott Stanzel.
Critiche della Russia Critiche invece arrivano da Mosca, dove il portavoce del ministro degli Esteri afferma che le condanne a morte non favoriscono «la stabilizzazione della situazione nel paese».
L'Europa ribadisce il proprio "no" «Per una questione di principio la Ue è contraria alla pena di morte. Nessun uomo può togliere la vita ad un altro uomo. Apprezziamo le inziative italiane all'Onu e lavoriamo insieme per mettere fine alla pena di morte. Bisogna convincere quei Paesi dove ancora c'è la pena di morte ad accettare una moratoria».
Lo afferma il Presidente della Commissione Ue Jose Manuel Barroso. Identica la linea espressa dal presidente del Consiglio Romano Prodi: «Manteniamo la stessa posizione tenuta per Saddam Hussein. L'Italia è contro la pena di morte. Non spendiamo alcuna altra parola».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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