Ricorrere in appello sperando di veder annullata la condanna a morte di Tarek Aziz «è inutile, perché i giudici sono nemici di mio padre»: lo ha detto Ziad Aziz, figlio dellex braccio destro del defunto dittatore iracheno Saddam Hussein. Suo padre, già condannato a 15 e 10 anni di carcere rispettivamente per «crimini contro lumanità» e per il coinvolgimento nelluccisione di 42 persone nel 1992, era stato riconosciuto colpevole martedì di esser coinvolto anche nelle persecuzioni negli anni Ottanta contro il partito sciita Daawa.
E mentre da tutto il mondo Italia compresa (la nostra Camera ha votato allunanimità una mozione in tal senso) si susseguono gli appelli a salvare la vita di Tarek Aziz, gli sciiti iracheni replicano infastiditi. «Le numerose condanne espresse da ieri alla sentenza decisa nei confronti del signor Tarek Aziz - si legge in un editoriale apparso sul sito Internet del partito di Maliki - non tengono conto dei crimini commessi da colui che ha condiviso con Saddam Hussein responsabilità e potere». Per il Daawa, Tarek Aziz «è stato condannato a morte perchè è un criminale, alla stregua degli altri gerarchi della dittatura».
«Cè da domandarsi - prosegue larticolo - perchè tante critiche a questa condanna arrivano dallestero, quando per gli altri criminali del regime, tutti musulmani, si sono levate meno voci in loro difesa».
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