Fabio Santini
da Milano
Irene Pivetti chiude la stagione degli esperimenti e dei trasformismi genetici. Depone il suo Bisturi e dal 25 ottobre torna alla cronaca e allattualità di Liberi tutti, in seconda serata su Rete 4. «Si chiamerà Tempi moderni e avrà una formula ripensata», dichiara lex presidente della Camera al Giornale.
Ingombrante la citazione del capolavoro di Charlie Chaplin...
«Sta a significare che tratteremo i fatti dei giorni nostri con la leggerezza e la capacità di denuncia che usava Chaplin in quel film».
Sarà lanti-Ballarò...
«Lho detto quando ho incominciato a condurre Liberi tutti: qualcuno si era scandalizzato perché una sera ho avuto Berlusconi ospite al telefono che proponeva Mike Bongiorno senatore e Costacurta e Sacchi in studio a parlare del Milan... Vede, bisogna saper uscire dalle pose. Il giorno che è stato eletto Marini presidente del Senato, abbiamo fatto una diretta di cinque ore. Ci siamo molto divertiti a dividerci tra analisi politica e spontaneità di rapporti tra di noi. Dopo oltre quattro ore e mezzo, qualche debolezza ce la siamo concessa... Daltronde, la realtà non è un moloch a senso unico».
È il principio della tv di Costanzo...
«Lui fa una televisione che è un grande modello di giornalismo popolare in cui condisce le storie di mafia con le battute dei comici. In questo, è un mio modello di riferimento».
Quindi Tempi moderni come il Costanzo Show?
«Non proprio. Questanno daremo più spazio alle inchieste vere e proprie, potrei dirle che ne faremo una sul mondo della sanità. Ma è presto, staremo attaccati allattualità».
Dopo la sua esperienza politica perché ha scelto la tv?
«Ho capito che quella stagione si era conclusa. Volevo ritrovare quel rapporto con la gente che la politica non mi dava più, sia nei programmi di intrattenimento, sia in quelli più impegnati. Fare tv mi ha dato la possibilità di essere onesta con le persone. Io amo la tv».
Perché?
«Perché è sempre imperfetta e migliorabile. È empirica, poco tecnica. La amo perché, da una parte, ascolto e metto in pratica i consigli della gente e, dallaltra, lavoro in gruppo. La tv è sempre frutto di un lavoro collettivo».
È vero che lha raccomandata Silvio Berlusconi?
«Lho conosciuto nella mia vita precedente e da allora io penso di godere della sua stima. Non so se lui sia stato il mio sponsor, so che chi parla di conflitti di interesse dice una gran stupidaggine. A Mediaset, Silvio non mette becco nelle scelte di suo figlio Pier Silvio, cui spero di piacere come a suo padre».
Anche lei, come tanti suoi colleghi, è una fanatica dello share?
«Studio le curve degli ascolti. Analizzo gli andamenti per capire dove apportare le giuste correzioni. Non mi esalto se supero le medie di rete, non mi deprimo se non le raggiungo».
Che effetto le fa il teatrino della politica?
«Certe volte è attraversato da momenti di stallo impensabili, altre, da toni polemici accesi. Adoro la politica che mostra il suo volto reale, quello delle canagliate, dello sporcarsi con la melma dei rapporti di potere. Non la sopporto quando diventa la sagra dei complimenti vicendevoli».
È vero che odia i reality?
«No. Non tutti mi piacciono alla stessa maniera: Unan1mous, bello ma noioso. Meglio La Fattoria, divertente ma banale. Comunque sono un parametro culturale importante per capire come siamo fatti e dove vogliamo andare, quali siano i nostri desideri. Mi piacerebbe condurne uno nel quale una telecamera segue una persona comune nella sua giornata tipo...».
Ha detto: guardo molta tv e la copio.
«Copio Costanzo, la De Filippi, una delle poche donne che sa stare in tv senza sorridere come unoca. Da Real Tv imparo a vivere le sensazioni estreme. Dalla Gialappas, a fare tv senza apparire in video».
Ma cè qualcosa che la lascia indifferente?
«Le sit-com. Di quelle faccio volentieri a meno».
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