Roma - L’affondo sui sindacati è arrivato all’ultimo appuntamento pubblico di Luca Cordero di Montezemolo in qualità di presidente di Confindustria. «Professionisti del veto», incapaci di trovare un accordo «non con noi. Tra di loro». E ieri le reazioni non sono mancate. Apartire dai protagonisti di quel terremoto elettorale che ha ispirato le parole di Montezemolo. La prima presa di distanze è arrivata da Roberto Calderoli della Lega Nord, partito che ha intercettato molto del voto dei lavoratori dipendenti in fuga dalla sinistra. «Le condizioni del Paese non consentono regolamenti di conti o scontri senza prigionieri. Ora facciano tutti un esame di coscienza e diano, per la loro parte, un contributo reale alla ricostruzione del Paese».
Sicuramente conta il fatto che il nuovo governo dovrà trattare proprio con Cgil, Cisl e Uil. E a nulla sono valse le precisazioni del direttore generale di Confindustria Maurizio Beretta: «Il ragionamento parte dalla consapevolezza delle difficoltà gravi in cui si trova il sistema Italia. C’è un’emergenza economica, sociale e istituzionale e di questo Confindustria ha lanciato l’allarme da tempo». E per dare risposte serve un «sindacato autorevole». La classe politica ha criticato il presidente uscente di viale dell’Astronomia. Per Giuliano Cazzola del Pdl i «professionisti del veto» sono stati coltivati proprio da Montezemolo, visto che «ha sempre privilegiato il rapporto con la Cgil».
E dai diretti interessati sono arrivati altri argomenti contro l’attacco.
Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani ha spiegato che è sbagliato «soffiare sul fuoco», soprattutto ora che la Sinistra radicale non ha più rappresentanti in Parlamento. Nei prossimi mesi, ha spiegato, non si deve arrivare a una «radicalizzazione delle posizioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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