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Isabella Ragonese «Al trio non potevo dire no, ho tanto da imparare»

È graziosa, anzi di più. Le gambe agili e ben tornite sarebbero piaciute a Truffaut, un esperto del ramo; e il naso importante che la fa somigliare un po’ a Charlotte Gainsbourg le dona una bellezza irregolare, non convenzionale. Poi è brava, come sa chiunque l’abbia vista in «Tutta la vita davanti», dove era Marta, la laureata in filosofia teorica che finisce a lavorare in un call center e lì mette a punto il suo saggio tra Heidegger e il Grande Fratello.
Isabella Ragonese, 27 anni, palermitana, è una delle interpreti di «Il cosmo sul comò», il film di Natale di Aldo, Giovanni & Giacomo. Non meraviglia che il trio l’abbia voluta. Nell’episodio «L’autobus del peccato» incarna una ragazza che vende mangimi per canarini, biscotti per cani, accessori per animali. Il suo sorriso disarmante paralizza Aldo con la parrucca, talmente invaghito da non riuscire a spiccicare parola. Così compra, compra... Un piccolo ruolo, ma azzeccato, che Isabella ha accettato volentieri. «Mi è stato chiesto con simpatia. Aldo, Giovanni & Giacomo avevano visto “Tutta la vita davanti”, ero piaciuta. Così ho detto subito di sì». Lanciata da Crialese con «Nuovomondo», poi subito protagonista con Virzì, ora reduce da «Viola di mare» di Donatella Maiorca (uno scandaloso amore lesbico nella Sicilia di fine Ottocento), non ha pregiudizi in materia di cinema d’autore e no. «Se c’è da imparare qualcosa, vado. Sono cresciuta guardando Aldo, Giovani & Giacomo, mi fanno ridere, me li ricordo a “Su la testa” con Paolo Rossi. Hanno tempi comici che mi piacciono, sono persone carine, perché avrei dovuto negarmi?». In effetti, l’attrice regala un soffio di luce e leggerezza alla commessa, e quasi verrebbe voglia che la storia con Aldo fosse sviluppata, arricchita di incontri e situazioni.
Lei si definisce «solare, positiva, accogliente»; e pensare che le sue attrici di riferimento sono Gena Rowlands, Debra Winger, Monica Vitti, «donne volitive, forti e anche un po’ mascoline». Se le chiedi cos’è la femminilità, risponde: «Non l’ho ancora capito, un misto di forza e debolezza». Confessa che gli apprezzamenti estetici la sorprendono e la imbarazzano, ma forse ci gioca un po’.

Si commuove, invece, quando per strada la chiamano Marta, come il personaggio del film di Virzì che s’è un po’ ritagliato addosso. Intanto, venendo dal teatro, sta portando in giro il suo nuovo spettacolo, da lei scritto, diretto e recitato. Titolo: «Mamur». Parla d’amore, «ma a modo mio».

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