Alberto Ghiacci
A dispetto dellottimismo ostentato due giorni fa da Adriano Galliani, sulla attuale situazione del calcio italiano, lallarme arriva da Napoli. Che il sistema calcio sia in gravi difficoltà non è certamente una novità. Da anni si spende più di quanto si guadagna. Ma i nodi arrivano al pettine. Ad alimentare la riflessione è il parere di Giovanni Schiavon, ispettore generale del ministero della Giustizia, intervenuto ieri, nel capoluogo partenopeo, ad un congresso sul doping amministrativo nel calcio. Schiavon fa notare che tra A e B il 50% delle società sono a rischio fallimento, per bilanci compromessi e debiti fiscali, figli di gestioni dissennate. E fa chiarezza sul forte schieramento politico a favore del Napoli a cui si è assistito nei giorni scorsi: «La Figc è in debito perché assunse con il Napoli una posizione di rigidità non tenuta nei confronti di altre società». Il quadro, che oltre a Schiavon, dipingono economisti e professori universitari, tra cui Mario Liguori (presidente Istituto Tributario Italiano), dà unimmagine grigia del pallone italiano. Dal dibattito si evince la presenza, ormai da anni, di sperperi incolmabili e di una situazione debitoria media praticamente insostenibile. Il sistema calcio si troverebbe così in uno stato comatoso. E la Figc? Da tempo, si dice, non affronta problemi che ora arrivano in un sol colpo. La mazzata arriva da Liguori: «La politica si è intromessa nel calcio, e con due pesi e due misure. Il Napoli è stato affossato, altre società hanno potuto usufruire di leggi ad hoc». A conferma di tutto ciò cè la scomoda posizione del Perugia che sembrerebbe in procinto di sparire. Ma quando cè un Gaucci di mezzo mai dire mai. Ieri Alessandro, figlio di Luciano e presidente del Perugia ha detto: «Le possibilità che abbiamo di salvarci sono ridottissime, ma lotterò, anche se solo come un cane - e questo «solo come un cane» fa riflettere - per salvare questa società».
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