Un argomento ha attraversato il festival come un fiume carsico, sebbene non abbia mantenuto le promesse fatte nel programma e questo nonostante gli aiuti che quotidianamente gli arrivavano dalla cronaca politica internazionale: l’Islam. E con l’Islam, anche l’Iran, in teoria «paese ospite», e il Corano: «Cioè il libro - come ha detto lo scrittore iraniano olandese Kader Abdolah nel suo incontro di venerdì - di cui in Occidente oggi si parla di più, su cui tutti intervengono e che nessuno, o quasi, conosce». Il giorno prima, negli Stati Uniti, su suggerimento di Barack Obama, il reverendo Terry Jones aveva rinunciato a bruciare una copia del Corano per commemorare il «suo» 11 settembre.
L'avvio alle danze, sottotono, l’aveva dato in uno dei primi incontri della rassegna l’ex portavoce del Vaticano Joaquin Navarro Valls: «Non si può bruciare il Corano - ha risposto Navarro Valls a una domanda sul Burn Corano Day del Rev. Jones - perché, al di là dell’atto in sé violento, non si può mancare di rispetto a qualcosa che è rispettabile per un altro uomo». Ha poi commentato la decisione di Obama riguardo la moschea a Ground Zero, tenendosi a diplomatica distanza di sicurezza: «Da oltre venti secoli il cristianesimo ha insegnato la prudenza. Chissà se il presidente americano ha riflettuto con prudenza? Non ho elementi per dirlo».
Il romanziere Kader Abdolah, invece, durante la sua conferenza dal titolo Maometto per principianti, è stato più libero e ironico: «L’Islam - ha detto Abdolah, i cui romanzi sono pubblicati da Iperborea - si sta apprestando a diventare la seconda o terza religione in Italia. Il vostro Paese era così bello senza Islam, lo so, ma che voi lo vogliate o meno oggi le cose stanno così. Ma è importante che in Italia o nei Paesi Bassi non si accetti l’Islam dell’Arabia Saudita. In Italia ci vuole un Islam italiano. Non lasciate che siano gli imam a crearlo al vostro posto». Abdolah ha poi raccontato il suo rapporto «letterario» con il testo sacro per l’Islam: «Da piccolo vivevo in una casa con 36 stanze e un solo libro, il Corano. Non lo lessi mai. Poi tutti presero a occuparsene, tutti tranne, ancora, me. Così volli affrontarlo per onestà intellettuale e lo tradussi in olandese. Se lo si usa come libro di regole, è un testo pericoloso: per esempio, se lo usate per fondare una nuova società, avrete l’Afghanistan, oppure diventerete l’ayatollah che vuole lapidare Sakineh. Ma se lo leggete da amanti della letteratura è uno dei libri più belli di sempre: Maometto prese tutti gli splendori della Bibbia e li introdusse nel Corano. La differenza è che Gesù era un brav’uomo, Maometto voleva essere un leader. Ad ogni modo, Europa e Italia possono utilizzare le parti più belle del Corano e metterle nella loro cultura. La Spagna l’ha già fatto secoli fa. Non c’è bisogno di aver paura».
Anche altri scrittori hanno commentato quello che, a tutti gli effetti, è stato il libro più famoso e meno letto della festival: «Si tratti del Corano - ha detto l’indiana Tishani Doshi - o di qualsiasi altro libro, dovremmo aver ormai capito che bruciare libri non significa bruciare le idee». «C’è poco da dire - le ha fatto eco Said Sayrafiezdah - bruciare il Corano è una cosa orribile. Il bello dell’America è che, se vogliono, comunque hanno il diritto di farlo». Azar Nafisi, invece, autrice di Leggere Lolita a Teheran, ha preso di petto la questione Sakineh: «È l’ultima di una serie e ci sono altri prigionieri in condizioni simili. Lei è aiutata dalla sua famiglia. Io, più modestamente, mi impegno negli Usa per lei. L’importante di questa battaglia è certo salvare lei, ma soprattutto combattere quelle leggi barbariche introdotte nel mio paese trent’anni anni fa».
Introdotte magari a causa di un misunderstanding del Corano, come accaduto per i genitori di Kader Abdolah: «Mia madre e mio padre mi hanno dato un Maometto sbagliato, un profeta santo ma anche vuoto. Leggendo il Corano da scrittore, invece, vi ho scoperto un Maometto poeta, di carne e d’anima. Che poi è l’unico vero».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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