Non ha convinto tutti, la decisione del ministro Maroni di vietare le manifestazioni pubbliche davanti ai luoghi di culto come il Duomo di Milano. La sottoscrive in pieno il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi: «Bisogna evitare quelle che sono profanazioni, bestemmie, non preghiere», ha detto ieri a Milano al Castello Sforzesco in occasione di un incontro con il rabbino capo Alfonso Arbib, con monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile per l’Ecumenismo della Diocesi, e con l’imam di via Meda, Yahya Pallavicini (per cui il ministro «ha preso una posizione di grande responsabilità e sensibilità istituzionale»). D’accordo anche il presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri, «amico di Israele e della Comunità religiosa islamica», quella Coreis che ieri ha diffuso il suo appello: «Essere moderati non significa essere meno religiosi», ha detto Pallavicini.
La sorpresa è che le perplessità siano arrivate proprio da don Bottoni, praticamente il «ministro degli Esteri» dell’arcivescovo Dionigi Tettamanzi: «L’occupazione dello spazio pubblico da parte delle religioni - ha detto - è un tema emergente, e spetta alle istituzioni regolarlo. Ma una disposizione che arriva così non basta, non senza un dialogo con i rappresentanti delle religioni». «Nel caso della preghiera in piazza Duomo - ha aggiunto - non siamo stati offesi noi, ma la città, in cui viviamo anche noi, e tuttavia tutti devono contribuire a questa discussione, e il tavolo deve essere il più largo possibile. Si deve parlare con chi c’è nella società, anche se ha una presenza sbagliata».
È stato il ministro Ronchi a replicare, con grande chiarezza: «Mai e poi mai il dialogo con quelli che bruciano le bandiere, mai con chi semina odio. E temo che anche la chiesa su questo abbia troppe paure. Ci sono stati troppi silenzi, delle associazioni, così come di esponenti di culture ormai sconfitte dalla storia. Invece dovremmo rivendicare con orgoglio le nostre radici, contro i relativismi, dai cui pericoli ci ha messo in guardia Papa Ratzinger.
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