Fabrizio de Feo
da Roma
Le reazioni del mondo islamico sono «sproporzionate e inaccettabili». E la tentazione di porsi genericamente al di sopra delle parti è soltanto un pericoloso segnale di «subalternità». Andrea Ronchi, portavoce di An, non ci sta a seguire la pilatesca e tiepida impostazione seguita da parecchi politici italiani. E invita il governo a riferire in Parlamento.
Onorevole Ronchi la tempesta delle proteste islamiche non sembra placarsi.
«È una situazione che preoccupa perché sembra che ogni scusa sia buona per poter alzare il tono dello scontro e incitare allodio».
Si aspettava che le spiegazioni fornite dal Papa durante lAngelus producessero un effetto maggiore?
«Credo che sia corretta la frase di monsignor Fisichella: i fanatici non accettano chiarimenti. Ha ragione Fini quando afferma che lIslam moderato è ancora una nicchia. Da parte nostra cè la massima volontà di dialogo. Ma è arrivato il momento che i musulmani italiani emarginino gli integralisti».
Alcuni esponenti della sinistra invitano il mondo politico a non gettare benzina sul fuoco.
«Di certo non bisogna dare giudizi tranchant. Ma bisogna essere inflessibili di fronte a chi vuole limitare la nostra libertà di espressione e distruggere valori e simboli che non sono soltanto religiosi. Il dialogo non può risolversi nellannacquare la nostra identità così come non è possibile che una critica venga accolta alla stregua di una bestemmia».
Ritiene che al Papa sia stata tributata la giusta solidarietà?
«No. Per qualche istante è stato lasciato solo. Si è sentito che lOccidente ha avuto paura. Il silenzio del nostro governo allinizio è stato assordante. Si poteva e doveva fare di più. Senza contare le confuse iniziative di Prodi che vede il presidente iraniano senza pronunciare una parola su Israele e sul Papa».
Non le sembra che lOccidente giudichi i suoi comportamenti più in base alle reazioni del mondo musulmano che sul merito delle questioni?
«Questo accade perché non cè la coscienza di una identità. Ricordo, in questo senso, quanto è attuale la battaglia che Fini fece per inserire le radici cristiane nella Costituzione europea».
Cosa chiede al governo Prodi?
«Di venire in Parlamento per dirci cosa è stato fatto per chiarire le circostanze dellassassinio di suor Leonella Sgorbati e difendere la libertà dei cristiani nel mondo, attraverso il rispetto del criterio di reciprocità. Mi auguro che questo stridente silenzio finisca al più presto e che lItalia faccia sentire davvero al Santo Padre quanto gli siamo vicini».
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