L'Iditarod Trail Invitational si svolge ogni anno su un percorso accidentato attraverso tundra, deserti di neve, valichi impervi e vallate spazzate da venti gelidi, villaggi abbandonati, boschi e fiumi ghiacciati. Tre i modi in cui si può partecipare: a piedi (come nel caso di Roberto Gazzoli, Paolo Gregorini e Mario Sterli), in bici o con gli sci. La gara si sviluppa in due tappe con partenza da Knik Lake. Il primo tratto dura 563 chilometri e si svolge su sentieri abbastanza battuti fino a McGrath: è qui che si fermerà Gazzoli. Mentre Sterli e Gregorini parteciperanno anche alla seconda tranche, fino a Nome, sul Pacifico, per una lunghezza complessiva di 1.770 chilometri. Con un percorso che non è lo stesso tutti gli anni: in quelli pari si sviluppa verso Nord, in quelli dispari punta a Sud. Il sentiero dunque rimane perlopiù abbandonato per due anni, rendendo la sfida ancora più difficoltosa. Completamente isolati dal mondo, in una zona dove i cellulari non hanno campo, i partecipanti devono portare con sé tutto quello che occorre. Trascinando su una slitta cibo, vestiti di ricambio e sacco a pelo e tenendo l'acqua a contatto con la pelle sotto gli indumenti per evitare che ghiacci.
Sei le notti che i concorrenti passeranno in tenda o al coperto: per il resto dovranno dormire all'aria aperta. Oltre ai tre bresciani, sono sette gli altri italiani iscritti: Cesare Ornati, Claudio Piazza, Alessandro Da Lio, Sebastiano Favaro, Nicola Ghiraldo, Nicola Saccavini e Dario Valsesia.Isolati dal mondo per 1.170 Km
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