Maria Rosa Quario
Con lannuncio della maternità e il conseguente ritiro dallagonismo di Isolde Kostner, torna di attualità largomento donna-mamma e donna-atleta recentemente salito alle cronache per la scelta di Stefania Belmondo di rinunciare allolimpiade per stare con i due figli, per la vittoria mondiale di Valentina Vezzali a soli quattro mesi dal parto, per lannuncio della pallavolista capitana del Perugia Simona Gioli di abbandonare la squadra perché incinta.
Io sono stata atleta, sono mamma di due figli e lavoro, ma credo che su una questione tanto intima e personale solo la donna interessata possa permettersi di esprimere un giudizio. Di una cosa però sono certa: non vedo differenze fra le difficoltà di una donna atleta che diventa mamma e quelle di una donna non atleta che decide di mettere su famiglia, perché quando si hanno degli impegni, che siano sportivi o di lavoro, si toglie in ogni caso del tempo ai propri figli. Come detto, però, ogni caso ha una sua storia e molto dipende anche dalla situazione famigliare, dalla possibilità o no di farsi aiutare da qualche parente, o viceversa di affidarsi ad altre persone, baby sitter o asili nido. Anche il tipo di attività sportiva può fare la differenza. Ci sono sport che permettono di allenarsi vicino a casa, altri che obbligano invece a lunghe trasferte (penso in particolare al mio sci). Nel primo caso, non vedo differenze fra il fatto di andare in ufficio o in palestra, lunico problema extra per le atlete mamme sono le trasferte per le gare che obbligano ad assentarsi da casa, ma anche qui cambia poco se pensiamo alle lavoratrici di alto livello che non hanno orari, che i figli li vedono, se li vedono, solo il sabato e la domenica.
Perché allora dare tanto risalto ai problemi delle atlete che diventano mamme? Chi fa latleta lo fa per scelta, non certo per necessità. Lo fa per seguire istinto e passione e per assecondare un talento. Raro il caso di donne atlete che fanno agonismo per arricchirsi, ovvero che vivono lo sport come lavoro, anche se lagonismo è un lavoro, nel senso che impegna moltissimo il fisico e la mente, forse più di qualsiasi altro impiego.
Tanto di cappello dunque a Isolde Kostner, che senza tanto vittimismo femminista ha detto di sentirsi molto fortunata, perché potrà fare la mamma a tempo pieno, senza problemi economici cui dover fare fronte.
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