Cronaca locale

Israele e Palestina fanno pace alla Scala

«Non è una storia d'amore, non è una storia di pace, non è un progetto politico». Così Daniel Barenboim a proposito della West-Eastern Divan Orchestra. Letteralmente Orchestra di Divan occidentale-orientale, dove Divan è il nome di un poema di Goethe (West-Östlicker Divan ), il primo letterato europeo a studiare l'arabo. E continua: «Non penso che gli arabi debbano condividere il punto di vista degli israeliani né gli israeliani quello degli arabi. Lo scopo di questa formazione è quello di dimostrare a se stessa e al mondo che la convivenza è possibile. La Divan Orchestra, dove siedono allo stesso leggio israeliani, egiziani, giordani, siriani, libanesi, palestinesi e spagnoli (l'orchestra è in residence a Siviglia) è una lotta contro l'ignoranza, un laboratorio umano». «Certo, un concerto non può fare il miracolo di ottenere la pace, specie in questo momento di scontri inammissibili e disumani. Ma è una via per cominciare, una speranza», insiste sui media in Germania dove, nell'ambito della tournée che domenica lo consegna anche alla Scala con il suo popolo di genti nemiche e unite, in quel di Berlino, ha aggiunto i concerti saltati causa guerra al Cairo e a Damasco. Del resto Barenboim ha sempre dichiarato di non avere una posizione politica. Lui, nato a Buenos Aires, naturalizzato israeliano e persino cittadino palestinese, cioè di uno Stato che non c'è, grazie ad un passaporto preparato dal governo di unità nazionale sciolto dal presidente Abu Mazen dopo gli scontri di Gaza e consegnatogli dall'esecutivo guidato da un leader di Hamas, agisce semplicemente secondo la sua etica umana e artistica. Ebreo, impone Wagner a Gerusalemme, Israeliano accetta il passaporto palestinese. Perché Wagner, inno dell'antisemitismo e colonna sonora del nazismo, è un autore irrinunciabile («del resto - osserva - anche il Bach della Passione Secondo Giovanni è antisemita. A chi verrebbe in mente i metterlo al bando?»), e gli uomini sono tutti fratelli. Barenboim ha anche costantemente pensato e detto che la soluzione del conflitto israelo-palestinese non poteva essere militare. E per questo la patria israeliana l'ha accusato di dissidenza. Nato in Argentina ma residente in Israele dal '50 e cresciuto tra il fuoco del conflitto isrealo-palestinese è diventato l'eroe dell'impegno sociale, della libertà e dell'eguaglianza. Da qui anche un programma per l'educazione musicale e la formazione di un'orchestra palestinese. Il direttore, pure enfant prodige del pianoforte e acuto saggista, da noi ha la carica, un po' generica ma lusinghiera, di «maestro scaligero». Titolo conferitogli da Lissner nell'immediato dopo-Muti. Il tour che lo riporta al Piermarini con i suoi ragazzi era partito per celebrare i dieci anni della Divan, orchestra fondata nel '99 assieme all'intellettuale palestinese Edward Said e ormai conosciuta in tutto il mondo. Città del medioriente incluse: da Nazareth a Ramallah. Ma strada facendo è diventato un inno, una bandiera per gli oppressi dell'una e dell'altra parte.

Per il Piermarini (domani, ore 21) un programma impegnativo e simbolico mette assieme Mozart, Schönberg e Brahms.

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