Israele, le sette vite di Ehud Olmert: accordo con i laburisti, crisi evitata

L’intesa consente al governo di respingere la mozione di scioglimento della Knesset presentata dalle forze di destra

La montagna parlamentare israeliana ha partorito un topolino con l’accordo raggiunto all’alba di ieri, dopo frenetiche discussioni, fra i leader dei due maggiori partiti della coalizione, il premier Olmert di Kadima e il ministro laburista della Difesa, Barak. L’accordo permette al governo di respingere la mozione di scioglimento della Knesset presentata dai partiti di opposizione di destra. Obbliga Olmert ad accettare di indire elezioni primarie nel suo partito entro il 25 settembre. Elezioni che decideranno la sua possibile sostituzione alla testa di Kadima e del governo. Gli permettono però di restare alla guida del Paese per altri tre o quattro mesi e di tentare di portare a buon termine l’intesa con il governo palestinese di Abu Mazen a cui dedica da mesi tutte le sue energie.
È probabile che per la leadership di Kadima venga scelta la signora Livni, attuale ministro degli Esteri che forse tenterà di formare con il partito Likud di Netanyahu un governo di unione nazionale. Esso permetterebbe di evitare fino al 2010 una campagna elettorale che per il momento nessun politico vuole, anche in vista della tripla sfida militare con Hamas, gli hezbollah palestinesi e l’Iran.
Nell’immediato i maggiori perdenti a causa dell’accordo sono i partiti religiosi a cui il governo Olmert ha rifiutato di comperare l’appoggio parlamentare con più di 200 milioni di euro per le loro scuole. Uno degli elementi che ha influenzato l’accordo fra Barak e Olmert, nonostante la loro rivalità, è stata la rottura a Gaza del cessate il fuoco da parte della jihad islamica. Lanciando missili che hanno ferito martedì due israeliani in risposta a un’azione israeliana che ha ucciso due capi della jihad in Cisgiordania (zona non inclusa nel cessate il fuoco) è stata dimostrata l’incapacità del governo Hamas di far rispettare gli impegni da lui presi tramite la mediazione egiziana.
Israele non ha per il momento risposto all’attacco rendendosi conto dell’imbarazzo e della perdita di prestigio di Hamas per l’insubordinazione di una delle tante milizie palestinesi.
La svolta provocata dall’accordo raggiunto ieri fra Olmert e Barak nella politica israeliana concede così qualche mese di potere a Olmert dimostrando una volta di più le sue grandi capacità di manipolatore della politica. Garantisce la stabilità di un esecutivo impegnato in importanti negoziati coi palestinesi, con la Siria e con l’Egitto; risponde ai bisogni di una economia in sviluppo che teme di essere turbata da nuove guerre.

Forse questo accordo permetterà di raggiungere (anche in vista dei risultati delle elezioni americane in novembre) un consenso nazionale su come affrontare la sfida nucleare di Teheran senza tuttavia liberare l’opinione pubblica israeliana dall’atmosfera di sfiducia verso la classe politica provocata dalle accuse di corruzione contro il primo ministro e contro molti altri politici locali.

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