Istanbul in piazza contro Calderoli «E basta con l’amore per l’Europa»

Quasi 15mila musulmani insultano con slogan l’ex ministro e il premier danese. E la stampa commenta: «Il provocatore se ne è andato»

Marta Ottaviani

da Istanbul

Le polemiche sulla maglietta dell’ex ministro Calderoli sono arrivate anche sul Bosforo. «Ayaga kalk Türkiye», alzati in piedi Turchia. È stato questo lo slogan della manifestazione che si è tenuta ieri nel quartiere di Kagithane, alla punta del Corno d’Oro e alla quale hanno partecipato quasi 15mila persone. L’evento è stato organizzato dal Saadet Partisi, il «Partito Islamico della felicità», formazione di estrema destra ed antieuropeista che al momento non ha una rappresentanza parlamentare. Ma che, a giudicare dall’affluenza e dall’entusiamo, starebbe raccogliendo sempre più consensi. Scopo della manifestazione: lanciare un messaggio chiaro al mondo occidentale, soprattutto a quei leader politici che si sono macchiati di atti deplorevoli e irresponsabili, primi fra tutti il premier danese Anders Fogh Rasmussen e l’ex ministro per le Riforme italiano Roberto Calderoli.
Non ci sono stati incidenti, ma i toni erano comunque pesanti. Migliaia di manifestanti con in mano striscioni verde smeraldo (il colore dell’Islam, ndr) e scritte in arabo. «La certezza del rispetto, la terribile maledizione e l’amore per il Profeta»: è questo il loro motto. «Vi invito a pensare per un momento al nostro Profeta - ha detto Vekili Recai Kutan, segretario del Partito -. Dopo questo basso colpo contro l’Islam dobbiamo reagire. È venuto il tempo di smetterla con questo amore per l’Europa. Tutti i musulmani del mondo, dall’Inghilterra all’Indonesia hanno la stessa eccitazione nel cuore. Speriamo che questo meeting di oggi per i musulmani sia un punto di svolta. Perché diventi una bandiera e un simbolo».
La folla ha reagito con l’entusiamo che gli organizzatori si aspettavano scandendo slogan contro Rasmussen e Calderoli. Ma ieri, nella grande Çaglayan Meydani, in un quartiere vicino alla moschea di Eygüp (il luogo più sacro della Turchia per i musulmani, ndr), l’odio non ha guardato in faccia nessuno. I manifestanti hanno dato alle fiamme pupazzi con le sembianze di Rasmussen, Sharon, Bush e Blair. Alcuni manifesti raffiguravano una croce, un svastica e una stella di David una di fianco all’altra.
Anche la stampa turca ha seguito da vicino le ore che hanno preceduto le dimissioni di Roberto Calderoli e se il quotidiano Hurriyet si è limitato a parlare dello «show del ministro», altri ci sono andati decisamente più pesanti. Primo fra tutti Milliyet, che dopo l’omicidio di don Andrea Santoro e le esternazioni dell’esponente leghista contro l’ingresso della Turchia in Europa aveva parlato di «bizzarre parole del ministro Calderoli». Il foglio di centrodestra ieri ha pubblicato un editoriale dai titolo «Che politici burloni», con chiaro riferimento a Rasmussen e Calderoli e con un originale quiz a risposta multipla su dieci frasi pronunciate da alcuni uomini politici (ovviamente tutti occidentali). Decisamente meno ironico Zaman, che parla senza mezzi termini di «dimissioni del ministro provocatore» e di «atto di irresponsabilità». Il quotidiano di estrema destra Vakit parla di un «ministro impudente costretto alle dimissioni», colpevole di «aver fatto apparire pubblicamente il nostro Profeta un terrorista».

Anche a sinistra l’exploit dell’esponente leghista non è piaciuto molto. Il quotidiano Radikal ha scritto «Prövocator gitti...» (Il provocatore se n’è andato... ndr). Dopo la manifestazione di ieri sono in molti a chiedersi dove sia andata a finire l’anima laica della Turchia.

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