
Siamo ormai abituati a tanto, ma forse non ancora proprio a tutto. E così un sussulto si era avvertito nello scoprire che qualcuno aveva avuto la balzana idea di candidare la Global Flotilla all'Ambrogino, l'onorificenza che il Comune concede chi abbia dato lustro alla città. E quindi già proprio non si capiva che cosa c'entrassero quegli improvvisati navigatori senza arte e con molta parte con Milano e con quel sant'Ambrogio che predicava (inascoltato) "Vivete bene e cambierete i tempi". Purtroppo, piaccia o non piaccia, nel mondo reale i tempi e la storia non li hanno cambiati degli strampalati predicatori di pace, ma l'arsenale atomico della prima potenza militare guidata da un presidente di ferro come Donald Trump che ha costretto i belligeranti alla tregua. Ma, tornando a Milano, quello che irrita davvero è che dopo le surreali discussioni di chi dovrebbe occuparsi di quartieri ghetto e del Lambro che esonda e non certo del destino della Palestina, la beffa è arrivata dalla stessa Flottilla che si è permessa di rifiutare l'onorificenza fino a quando il Comune non cancellerà il gemellaggio con Tel Aviv.
Ecco, tutto potremo permettere al centrosinistra: essere incapace di affrontare il problema della casa così come quello dello stadio, rimanere schiacciato dall'ideologia e dalla demagogia quando si parla di sicurezza, andare in pezzi di fronte a qualunque questione, ma diventa davvero difficile accettare di essere sbeffeggiati da un manipolo di esagitati mossi solo dall'ideologia che dopo essere stati coccolati e lisciati dai politici, si permettono di brandire l'Ambrogino come una clava da picchiare sulla testa degli avversari. Le istituzioni vanno rispettate, perché anche fare la rivoluzione è ben altra cosa.