«Italia brutale», «De Rossi orso feroce»

Marco Zucchetti

A prima vista, con i capelli chiari e gli occhi azzurri, i tratti animaleschi Daniele De Rossi non li ha neanche un po’. Ma la stampa tedesca non si lascia intenerire e non risparmia il centrocampista: da mascotte del gruppo a «Raubein», orso. Questo l’epiteto affibbiato dal quotidiano «Frankfurter Allgemeine Zeitung» al romanista. Nomignolo tutt’altro che gentile. Come una gomitata.
Il paragone «bestiale» non è però l’unica presa di posizione contro la gomitata rifilata da De Rossi a Brian Mc Bride. Anche i quotidiani statunitensi non hanno perdonato all’incontrista di Ostia un gesto giudicato «maligno» e «feroce». Durissimo in particolare il «New York Times», che ha definito la gomitata del giocatore azzurro «la più perfida mai subita da un atleta americano ai mondiali di calcio da quando Tab Ramos venne steso dal brasiliano Leonardo negli ottavi di finale del 1994». Commenti severi, senza però alcuna demonizzazione. Grazie soprattutto allo spirito sportivo di Mc Bride, a cui la gomitata è costata tre punti di sutura ma che ha tenuto a rendere noto come De Rossi sia andato a scusarsi per il fallo, una volta rientrato negli spogliatoi.
Certo De Rossi non è solo sul banco degli imputati. Assieme a lui tutta la Nazionale italiana, la cui prova non ha convinto nessuno. Caustico il sito del tabloid tedesco «Bild», che ha titolato «Mondiale brutale: tre cartellini rossi. Nove americani fermano l’Italia», stigmatizzando la violenza di una partita che «non aveva più nulla a che fare con il calcio».
Se dalla Germania arrivano critiche per un’esibizione definita «inaccettabile» dagli Stati Uniti fanno eco gli entusiasmi per «un pareggio che vale più di una vittoria». La stampa americana ha celebrato con toni epici il punto strappato dai calciatori a stelle e strisce, che «si sono battuti come leoni contro la leggendaria squadra italiana». Esemplare proprio McBride, pronto a rientrare in campo dopo essersi fatto medicare la ferita. Un comportamento eroico, che fa il paio con le parole usate dal «Washington Post» per decantare «l’enormità dell’impresa compiuta» tenendo testa agli azzurri. Nessuna polemica invece per quanto riguarda le espulsioni subite da Mastroeni e Pope, dal momento che le norme sono chiare in merito agli interventi da dietro.
Gli unici complimenti se li sono invece meritati i tifosi, che in 100mila hanno assistito alla partita per le strade della piccola città di Kaiserslautern senza imitare la condotta sopra le righe dei calciatori in campo. «Il bilancio è assolutamente positivo - ha reso noto il portavoce della polizia locale -.

Abbiamo assistito a una grande festa di calcio». Per una volta, dunque, il buon esempio lo hanno dato i tifosi, per le strade. Per festeggiare anche in campo servirà ancora un po’ di pazienza e, magari, un po’ meno nervosismo.

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