In Italia contagiati in 250mila La mappa regione per regione

L’ultimo bollettino ministeriale sull’influenza A conta 250mila casi accertati e 17 morti. Ieri infatti è deceduto un trentasettenne che si trovava in dialisi all'ospedale di Salerno. L'uomo, alcuni anni fa, si era sottoposto a un trapianto di rene e rientrava nella categoria dei soggetti a rischio. La sua è la prima morte avvenuta in Campania fuori dal capoluogo dove invece si sono verificati, altri sette decessi. Una sorta di record negativo che mette la Campania al primo posto tra le regioni più colpite dall’influenza pandemica. La tabella che pubblichiamo con i numeri ufficiali del ministero della Sanità rivela la diffusione del virus in tutte le regioni. E il dato della Campania salta all’occhio con un 12,37%. Ma questa percentuale è stata rilevata al 25 ottobre, prima che nella regione scoppiasse una sorta di mini picco pandemico.
Infatti ieri l’assessorato alla Sanità ha innalzato la soglia al 13,3%. In pratica, si ammalano di virus A più di tredici persone ogni mille abitanti. Molti dei quali bambini. La Campania è seguita, ma a distanza, dal Piemonte con quasi un 7 per cento. Sulla stessa linea di contagi si piazza la Toscana e poi la Lombardia. Molto colpita anche la Liguria, mentre a sorpresa, non sembra sfiorare la pandemia il Veneto che non raggiunge l’1%. Le regioni ancora poco colpite sono anche la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia. Il resto delle regioni, invece reggono ancora l’ondata dei contagi e si assestano all’incirca sul 3%, mentre al Sud dove i contagi sono ancora più sporadici. In totale, l’incidenza complessiva nella nostra penisola si ferma a un 3,88%. I decessi, rispecchiano in proporzione il numero dei contagi. Otto in Campania, 3 in Emilia Romagna; 1 in Lombardia; 1 in Sicilia; 1 in Toscana; 1 in Umbria. E quasi tutte le vittime presentavano patologie preesistenti. Fin qui la mappa numerica. Nella realtà, gli ammalati si moltiplicano quotidianamente. E non si fa più distinzione tra influenza stagionale, malattie da raffreddamento o virus pandemico.
Il ministero della Salute ha ammesso che ormai «quasi tutte le sindromi influenzali che circolano nel nostro Paese (oltre 230mila casi solo nell'ultima settimana) sono dovute all'influenza A». E a questo punto il tampone faringeo per la conferma dell'infezione diventa pressoché inutile. «Nella fase epidemica - comunica il ministero – il nostro Paese sta sorvegliando non più i casi confermati di influenza ma, attraverso una rete “sentinella” di medici/pediatri di famiglia, i cui assistiti costituiscono campione della popolazione italiana, le forme simil-influenzali, quelle cioè che si presentano con febbre, tosse, dolori articolari, etc. L'esecuzione del tampone faringeo, dunque, per la conferma di infezione da virus A H1N1 non ha alcun significato ai fini del trattamento del caso, anche perché è plausibile che la quasi totalità di tali malattie influenzali - in questo momento - siano attribuibili a tale infezione, poiché i dati della sorveglianza virologica indicano la assoluta predominanza di tale ceppo virale». A questo punto, non c'è più tempo per le polemiche. La campagna vaccinale entra nel vivo e la gente risponde adeguandosi.
Un esempio per tutti. Ieri, la Asl di via Ricordi a Milano ha aperto con 30 minuti di anticipo e ha chiuso in ritardo per fronteggiare le richieste dei milanesi che volevano essere vaccinati. Segno evidente che i cittadini vogliono immunizzarsi anche facendo la coda agli sportelli. Complessivamente sono state già distribuite 1.395.815 dosi alle regioni e altre 1.096.980 saranno distribuite in questa settimana. Il piano antipandemia prevede infatti che entro la fine del mese le regioni riceveranno 3.739.351 dosi di vaccino in vari tipi di confezioni. L’epidemiologo Gianni Rezza dell’Istituto Superiore di Sanità avverte: il virus dell’influenza corre più veloce del previsto e il siero rischia di arrivare troppo tardi. Ma negli Usa le dosi di vaccino si risparmiano.

Infatti, una sola dose di vaccino contro l’influenza A H1N1 è sufficiente anche per le donne in gravidanza: è quanto risulta dai primi test condotti negli Stati Uniti, dall’Istituto per le malattie infettive (Niaid) Institutes of Health (Nih). I risultati preliminari dei test mostrano che le donne in gravidanza in buone condizioni di salute rispondono molto bene ad una sola dose del vaccino.

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