Cronaca locale

«In Italia per cure mediche» Giudice assolve clandestino

Travestito brasiliano malato di Aids finisce a processo perché irregolare: scagionato per «stato di necessità». Adesso è autorizzato a restare

Alessandra Pasotti

Non è reato essere clandestino se la permanenza nel nostro Paese è dovuta alla necessità di sottoporsi a particolari cure mediche. È questo il senso della sentenza emessa da un giudice milanese che ha assolto «per stato di necessità» un travestito brasiliano sieropositivo in cura all’ospedale Sacco.
La sentenza, prima in Italia, è destinata a fare scuola. Il giudice infatti ha riconosciuto, come invocato dal legale Roberto Brugnoni, «il pericolo imminente di danno grave alla persona» a Elio D.S., 36 anni, con molti precedenti penali alle spalle. E in virtù del «suo stato di necessità» da ora potrà restare in Italia. Il brasiliano infatti ha portato al giudice una ricca documentazione sia del suo stato di salute sia degli esami e delle visite in programma all’ospedale Sacco dove da anni è in cura. Elio D.S. ha spiegato anche che nel suo paese le strutture sanitarie non sono all’avanguardia come in Italia e che tornando in Brasile non sarebbe curato altrettanto bene.
Il trentaseienne in effetti era già stato espulso e accompagnato alla frontiera a febbraio. Ma a Rio de Janeiro ci era rimasto solo poche settimane. Elio D.S. voleva ritornare in Italia. E così aveva fatto. Sempre da clandestino era tornato a vivere a Milano. Ma di nuovo era stato trovato dalla polizia senza permesso di soggiorno e quindi accompagnato davanti al giudice. Durante l’udienza di convalida il brasiliano a denti stretti aveva confessato di essere affetto dal virus dell’Hiv e a quel punto aveva spiegato al giudice il perché del suo rientro in Italia. «Al Sacco - aveva spiegato al giudice - mi stanno curando molto bene. Non voglio rinunciare a queste cure. E poi in Brasile noi travestiti veniamo trattati molto peggio». Il giudice l’aveva liberato. Ieri un altro giudice per quel reato l’ha assolto (il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a cinque mesi e venti giorni di carcere).
Ora si tratterà di intraprendere la strada amministrativa per ottenere un permesso di soggiorno che a questo punto gli consenta di restare in Italia per queste cure. «È una sentenza importante. Sotto il profilo giuridico non fa una grinza - è stato il commento dell’avvocato Roberto Brugnoni -. Avrei potuto anche chiedere un patteggiamento. Ma ho voluto rischiare un processo con il rito abbreviato. Ero convinto che invocando lo stato di necessità, il giudice mi avrebbe dato ragione». Così è stato. Elio D.S. potrà restare in Italia.

In nome del diritto alla salute.

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