da Roma
Tornano dal pranzo e sembrano due vecchi amici. Gianfranco Fini e la signora Tzipi Livni non hanno avuto molte occasioni dincontrarsi, ma i tre mesi in carica della 46enne avvocatessa - transitata in venti anni di carriera dagli uffici del Mossad alla guida della politica estera israeliana - sono bastati a stabilire una sintonia politica quasi perfetta. Sicuramente, nota la Livni, «una delle migliori nella storia dei due Paesi».
Una convergenza già sottolineata, in mattinata, nellincontro con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi quando il ministro israeliano ha ricordato le diverse occasioni in cui lItalia ha offerto il suo sostegno allo Stato dIsraele. Certo, con le elezioni israeliane a meno di sei giorni seguite, il nove aprile, da quelle italiane, la sortita della Livni può sembrare una visita di fine stagione. Ma ai vertici della Farnesina nessuno si preoccupa troppo. «Caso mai cincontreremo dallalto dincarichi ancor più prestigiosi», assicura Fini. Lei sorride divertita con la sicurezza di chi ha in tasca la forza dei 36 seggi attribuiti dai sondaggi al suo Kadima, contro i 17 dei laburisti e i 14 del Likud.
Ma per Fini e la collega israeliana le elezioni più importanti restano quelle che hanno portato al potere Hamas nei territori palestinesi e Mahmoud Ahmadinejad in Iran. Fini fa subito capire che «lItalia esige da Hamas il disarmo delle sue milizie, una chiara rinuncia alla violenza e il riconoscimento dIsraele». Per la signora Livni, la minaccia nucleare iraniana, lavanzata di Hamas e le minacce del terrorismo islamico sono solo diverse espressioni «dellavanzata dellestremismo islamico, ununica minaccia che riguarda non solo lo Stato dIsraele, ma anche tutti gli ebrei e i cristiani». Un posto particolare nellinvettiva della Livni è riservato al presidente iraniano Ahmadinejad. «Nega lOlocausto - sottolinea il ministro -, si rifiuta di riconoscere Israele e vorrebbe porre fine alla sua esistenza». Per fermare lestremismo islamico e la minaccia iraniana, conclude la Livni, la comunità internazionale deve mostrarsi unita. «Potremo fronteggiarli solo se risponderemo con voce unanime, qualsiasi compromesso e qualsiasi indecisione si ritorceranno invece contro di noi».
Il Giornale le chiede se non si senta insoddisfatta per la posizione attendista di unUe decisa a concedere ancora tempo ad Hamas prima di bloccare i finanziamenti allAutorità palestinese, ma la Livni non è preoccupata. «Noi abbiamo bloccato le rimesse fiscali allinsediamento del Parlamento dominato da Hamas, voi europei avete voluto aspettare la formazione del nuovo governo, ma lesecutivo di Hamas è ormai pronto e dunque la scadenza è questione di giorni. Per ora dunque non mi sembra esistano grandi differenze».
Lunica diversità di vedute tra i due ministri riguarda quel presidente Mahmoud Abbas che la Livni nelle settimane scorse ha già bollato come irrilevante.
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