Italia-Germania ’82, la «baby» rivincita di Hrubesch

Il ct tedesco, in campo contro gli azzurri nella finale persa nel mondiale spagnolo, vince l’Europeo under 19 con lo stesso risultato di allora

Piccoli campioni... non crescono e nella sfida infinita tra Italia e Germania, questa volta sono i panzer di Horst Hrubesch ad avere la meglio. A Jablonec, due passi da Praga, gli azzurrini dell’under 19 non ce l’hanno fatta a conquistare il titolo europeo, battuti 3-1 da una super Germania che si è così presa una rivincita dopo le tante battute d’arresto subite contro l’Italia negli anni scorsi. C’era una storia da scrivere ieri in Repubblica Ceca, con tanti giovani virgulti che si affacciavano per la prima volta su una ribalta tanto importante, ma nessun segno indelebile è stato lasciato dai ragazzi di Francesco Rocca che ha festeggiato in malo modo i suoi 25 anni alla guida di una rappresentativa azzurra, compresa l’Olimpica di Seul. Peccato non essere riusciti a pareggiare l’impresa dell’under di Paolo Berrettini che proprio il 26 luglio 2003 aveva battuto il Portogallo 2-0 nella finale dell’europeo mettendo in vetrina personaggi come Chiellini, Aquilani, Della Rocca e Pazzini. Peccato davvero perché anche in questa edizione qualche bella promessa era presente: Stefano Okaka Chuka, il nigeriano-romanista che gioca a Bologna, l’italo-argentino Fernando Martin Forestieri pezzo forte del Siena ma di proprietà del Genoa (Preziosi non ha badato a spese per averlo), a dimostrazione di come il calcio, anche quello delle rappresentative nazionali, si sia ormai globalizzato. E tanti altri non ancora campioni di casa nostra: il portiere Fiorillo della Samp premiato come miglior numero uno dell’europeo; i centrali difensivi Gentili (Atalanta) e Tagliani (Fiorentina); i centrocampisti Mazzarani (ex Cisco Roma, ma destinato a Udine), Bonaventura (Atalanta), Raggio Garibaldi (Genoa) e Poli (Samp). Ma c’è anche il bomber rossonero Alberto Paloschi, 7 presenze in A e due gol con rete lampo realizzata al Siena dopo appena 18 secondi, ieri però deludente. Ma tutto questo non è bastato a battere la voglia di rivincita di Hrubesch, uno che nel 1982 c’era nella finale mondiale vinta dagli azzurri a Madrid, con Collovati che non gli fece toccare un pallone. E c’è l’ha fatta, con gli interessi, grazie a un gruppo di atleti che hanno saputo coniugare tattica, tecnica e muscolarità. Un 3-1 che avrebbe potuto essere ben più rotondo, con gli azzurrini che devono però recitare il mea culpa per non aver saputo approfittare dell’espulsione di Jungwirth nel primo tempo. Un gran destro di Lars Bender ha aperto le marcature; lo straripante Sukuta Pasu ha raddoppiato nella ripresa dopo uno scambio col gioiello Gebhart. Poi viene espulso anche Gentili, Raggio Garibaldi accorcia le distanze, ma è Gebhart (ancora lui) a spegnere definitivamente le speranze degli azzurrini. Finisce con il meritato trionfo della Germania.

Per una volta migliore di noi e con la delusione di Rocca: «Eravamo svuotati sotto il profilo dell’aggressività, emozionati e condizionati dalla pressione del match. Però nessuno credeva che saremmo arrivati a un passo dal titolo».

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