La ripresa delleconomia italiana si sta delineando, in modo graduale, partendo dal commercio estero, la componente che ha subito, nei primi otto mesi del 2009, la maggiore flessione, con un calo delle esportazioni attorno al 25%, che ha generato un calo del prodotto intero lordo (il Pil) compreso fra il 4,5 e il 4%. Il quadro del commercio estero, però, a fine 2009 è cambiato. Ed è iniziato il recupero. Ecco, così, che in novembre le esportazioni italiane sono aumentate del 2,5% su ottobre, mentre le importazioni sono aumentate dell1%. Nel totale degli undici mesi del 2009, le esportazioni risultano in flessione del 22,1% rispetto agli stessi mesi dellanno prima e le importazioni del 23,5%. Nel confronto tra novembre del 2009 e del 2008, il calo delle esportazioni si è ridotto al 9,1% e quello delle importazioni al 9,8. Dunque, benché i dati siano ancora negativi i miglioramenti sono evidenti.
Essi riguardano sia la capacità delle nostre imprese di superare le avversità della domanda internazionale, con incrementi delle esportazioni rispetto al brutto periodo che hanno vissuto nei primi tre trimestri del 2009, sia la tenuta della nostra produzione domestica rispetto alla pressione delle importazioni a basso costo da altri stati, in particolare quelli asiatici. E così il saldo negativo delle esportazioni rispetto alle importazioni, nei primi undici mesi del 2009 si è assottigliato a 3,8 miliardi di euro contro gli 11 degli stessi mesi del 2008.
Va tenuto presente che questi dati risultano dalle statistiche doganali, che valutano le esportazioni alluscita dallItalia prima dellimbarco sui mezzi di trasporto e quindi al netto dei noli e delle assicurazioni del trasporto. Invece le importazioni sono calcolate al loro ingresso in Italia, quindi sulla base del valore dei beni, comprensivi dei noli e delle assicurazioni del trasporto. Se si tolgono questi costi per rendere pienamente comparabili i totali delle importazioni con quelli delle esportazioni, molto probabilmente la bilancia del commercio estero dellItalia nel 2009 è stata attiva per un importo notevole.
La leggenda per cui lItalia non è competitiva sui mercati internazionali, che circola nella nostra sinistra pessimista, non appare rispondente al vero. Una riprova di ciò deriva dal confronto tra i nostri dati e quelli degli altri Paesi dellUnione europea. Infatti, mentre il nostro saldo del commercio estero nei primi 11 mesi del 2009 è nettamente migliorato, quello degli altri Stati dellUnione è generalmente peggiorato. La Francia, nei primi 11 mesi del 2009, registra un disavanzo con lestero di 11,8 miliardi e la Germania di 25.
Inoltre, se si considera landamento delle nostre esportazioni nel novembre dellanno appena chiuso in confronto a quello degli altri Stati europei, si nota un fatto analogo: anche qui noi abbiamo fatto meglio degli altri. Ad esempio, la Francia registra una crescita dellexport del 2,3% contro il nostro 2,5% e la Germania un lieve calo dello 1,2%. Aggiungo che il nostro incremento è maggiore, sia pure di poco, nei riguardi dei Paesi extraeuropei rispetto a quello nei confronti dei Paesi europei. Infatti, per i mercati extra Ue registriamo un aumento del 2,6 mentre verso quelli dellUnione laumento è il 2,4. Ciò dipende solo parzialmente dal fatto che la domanda nellUnione è in minore ripresa rispetto a quella di altre aree del mondo. Il risultato più favorevole per lexport verso larea extra Ue dipende, soprattutto, dal fatto che le nostre imprese, per rimediare alle difficoltà dei loro mercati di sbocco abituali, sono andate alla ricerca di altri mercati e ci si sono inserite. Questa flessibilità, si nota anche per le nostre esportazioni allinterno dellUnione. Infatti, le nostre vendite verso i Paesi dellEst europeo si sono impennate del 23% tra gennaio e novembre del 2009: peccato che questo insieme di Stati non sia un mercato paragonabile a quelli per noi più tradizionali come il Regno Unito e la Spagna, verso cui abbiamo una flessione consistente, dipendente dalla crisi particolarmente grave che ha colpito queste due nazioni.
Una notazione finale: quando si fa riferimento al made in Italy si pensa di solito alla moda, agli alimentari, al vino. Questi comparti contano.
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