«E.On è il secondo operatore di centrali nucleari in Europa e il gruppo privato che dispone del più grande parco reattori. Ci riteniamo, quindi, un candidato naturale e interessato a partecipare alla rinascita del nucleare in Italia, sempre se si verificassero le condizioni legislative. È in corso da parte nostra unattenta valutazione di quanto sta avvenendo in questo Paese: sono stati fatti molti passi avanti, ma altri ne restano da compiere».
Con limminente rientro dellItalia nel grande circuito nucleare si aprono nuove opportunità dinvestimento e business per i colossi dellenergia e, allo stesso tempo, interessanti prospettive di sviluppo e occupazionali per alcune aree del Paese. Ne parliamo con Klaus Schäfer, amministratore delegato di E.On Italia, il gruppo tedesco impegnato ad allargare i propri interessi nella penisola: dalla generazione di energia elettrica, dopo lacquisizione nel 2008 di Endesa Italia, al potenziamento dei parchi eolici, allormai prossimo avvio in Sardegna del primo impianto fotovoltaico e alla possibilità di partecipare al nuovo progetto nucleare.
Dottor Schäfer, prima di prendere una decisione, E.On pretende regole chiare...
«Sì, in particolare sul deposito delle scorie, sulla selezione dei siti e sul tipo di struttura prevista. Siamo pronti, comunque, a fornire la nostra esperienza internazionale nella messa a punto della normativa».
LItalia ha scelto nuovamente la via del nucleare. Riuscirà a colmare il ritardo rispetto agli altri Paesi?
«LItalia era stato il secondo Paese, dopo la Gran Bretagna, a puntare sullenergia nucleare. Un vero peccato il passo indietro del 1987. Dal mio punto di vista esiste ancora un notevole margine di recupero e di rientrare attivamente in gioco. Ripartire ora, infatti, significa anche aver modo di sviluppare il parco di produzione nucleare più moderno in Europa».
E.On ha già identificato le aree del Paese adatte a ospitare le centrali?
«Prima dovrà essere presa la decisione se partecipare o no al programma nucleare italiano. Ripeto: ci stiamo focalizzando sullo sviluppo normativo e regolamentare. Quindi, saranno fatte le opportune valutazioni su come, dove e quando».
Quale strategia si adotta per portare lopinione pubblica, almeno la parte più scettica e contraria, dalla parte del nucleare? E.On ha un «piano simpatia» nel cassetto?
«Per lItalia non disponiamo ancora di un piano. Lesperienza internazionale ci ha fatto capire che è fondamentale il consenso generale, da quello nazionale a quello locale. In assenza di questo consenso non è possibile pianificare un programma nucleare. È una tecnologia troppo sensibile».
Quindi?
«Bisogna dare risalto, parlando con la gente, ai vantaggi portati dal nucleare non solo come risorsa per la produzione di energia elettrica e, quindi, fonte di notevoli risparmi con benefici per lambiente, visto limpatto quasi zero per quanto riguarda lanidride carbonica. È importante considerare gli altri effetti positivi generati dal rilancio del nucleare, come il coinvolgimento del mondo industriale e universitario. Si tratta, in pratica, di un grosso progetto di respiro nazionale».
Il nodo sicurezza, i timori e i preconcetti...
«La tecnologia del nucleare deve essere gestita in modo molto professionale. È comunque doveroso rispettare le preoccupazioni della gente, discorso che vale in tutti i Paesi. Importante è essere trasparenti.
Quanti siti occorrerebbero in Italia?
«Si parla di otto centrali in totale, che possono essere dislocate in altrettanti siti diversi o in numero minore, concentrando più reattori nello stesso sito».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.