Italia del rugby, batosta-bis. Ma la vera sconfitta è l'audience

Gli azzurri di Mallett sconfitti nuovamente dall'Australia, senza mai arrivare in meta. Prossimo anniversario la Nuova Zelanda. Ma in Italia non lo sa quasi nessuno....

Tutto come previsto: più di trenta punti ci aveva rifilato l'Australia sabato scorso a Canberra, e più di trenta punti - a dispetto del turnover da una parte e dall'alta - ci ha rifilato oggi a Melbourne. 34-12 il risultato finale. E se una settimana fa gli azzurri si erano presi almeno la soddisfazione di mettere a segno la meta della bandiera, oggi i punti sono arrivati solo dai calci piazzati. Punti comunque, si dirà. Ma quando in ottanta minuti non si riesce ad avvicinarsi alla linea di meta di un'Australia folta di rincalzi è difficile trovare elementi di soddisfazione.
Dalla partita esce sconfitto anche Nick Mallett, il tecnico azzurro, il cui estro creativo continua a suscitare interrogativi. Se nel corso dell'ultimo disastroso Sei Nazioni la boutade di piazzare Bergamasco a mediano di mischia aveva lasciato basita la stampa internazionale - e il campo aveva tristemente confermato - oggi a Melbourne fallisce platealmente anche la nuova trovata di Mallett: Gower, il mediano di apertura (per i profani: ruolo decisivo, il regista della squadra) fortissimamente voluto da Mallett non entra mai in partita, e offre solo e soltanto ottanta minuti di grigiore assoluto. Una settimana fa - con scarsa eleganza - Mallett aveva scaricato sul mediano di mischia Pablo Canavosio la colpa degli errori di Gowen. Sarà interessante vedere con chi se la prenderà oggi il coach azzurro, visto che nella desolazione italiana una delle poche note positive è stata la buona prestazione del giovane Tito Tebaldi, del Gran Parma, al suo debutto dal primo minuto come mediano di mischia della nazionale maggiore.
Ma c'è un'altra nota dolente, e ancora più delicata delle incertezze del tecnico. Il fatto evidente è che la tournee azzurra in Oceania, arrivata ormai a due terzi del cammino, si sta svolgendo nella clandestinità quasi assoluta. In Italia, tranne gli addetti ai lavori e gli appassionati più irriducibili, nessuno sa che gli azzurri del rugby stanno affrontando squadre tra le più forti del pianeta, in incontri - non per merito nostro - di grande contenuto spettacolare.

Il motivo? La cessione dei diritti televisivi da parte della Fir a Sky, un'anteprima di quel che accadrà l'anno prossimo quando anche il Sei Nazioni transiterà sulla tv a pagamento. E per il movimento rugbistico di base - che proprio sulla grande visibilità offerta dalla teletrasmissione in chiaro aveva costruito una espansione straordinaria - rischia di diventare una catastrofe.

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