Ma in Italia si può fare o no? La battaglia degli esperti

Vescovi: «Questa è clonazione. E la nostra legge la vieta»

da Milano

La scienza italiana è divisa: sono possibili o no nel nostro Paese esperimenti simili a quelli approvati in Inghilterra?
L’articolo 13 della legge 40 prevede il divieto di creare embrioni chimera e ibridi, ma nel caso del progetto di ricerca britannico non si avrebbe la produzione di chimere in quanto il materiale genetico animale e umano non si trovano nella stessa blastocisti. «Quella che viene prodotta in questi esperimenti è un’entità biologica particolare, ottenuta da Dna umano e Dna mitocondriale all’interno di un ovocita bovino», osserva il biologo molecolare e bioeticista Giuseppe Testa, dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo).
Un caso, questo, rileva, «che la legge 40 non prevede esplicitamente» e nello stesso tempo una strategia di ricerca «utilissima perché l’uso di ovociti animali permette di produrre linee cellulari su scala più vasta». Diventa possibile, ha aggiunto, «fare ricerche sulla riprogrammazione del genoma in modo più veloce ed efficiente».
Non è dello stesso avviso Angelo Vescovi, condirettore dell’Istituto di ricerca sulle cellule staminali del San Raffaele di Milano e professore di biologia molecolare all’Università Bicocca. Vescovi è convinto che «l’ibridazione uomo-animale dal punto di vista scientifico non serve a nulla».

Soprattutto però è certo che in Italia la tecnica approvata in Inghilterra non si possa applicare. «Siamo di fronte a una clonazione: è la clonazione di un nucleo umano con un ricevente animale, ma sempre clonazione è. E quindi non si può fare».

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