Tommaso Maccacaro è presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica. Dal 1979, per dieci anni, è stato ricercatore negli Stati Uniti, dove ha collaborato con il premio Nobel Riccardo Giacconi. Rientrato in Italia ha fondato il «Gruppo 2003 per la Ricerca Scientifica» e scritto «La ricerca tradita», pubblicato da Garzanti nel 2007.
Professore, oggi in Italia c’è più burocrazia o esplorazione scientifica?
«Tutte e due. Sebbene meriterebbe di avere molto più peso la ricerca di base, che è come la neve sui ghiacciai: se non c’è, i fiumi a valle si inaridiscono. È dalla ricerca di base derivano una serie di scoperte e prodotti che migliorano la vita».
Qualche esempio concreto?
«Dallo sviluppo di alcune ottiche per la ricerca astronomica con i raggi X si sono poi inventati nuovi screening per i bagagli in aeroporto e, in medicina, radiografie meno invasive. Il laser stesso è stato inventato studiando, nel settore dell’ottica quantistica, l’interazione tra radiazione e materia».
In Italia come siamo messi?
«Ci sono problemi di burocrazia e di meritocrazia. I primi derivano dal fatto che gli enti di ricerca sono inseriti nel contratto del pubblico impiego, cioè in un settore con lacci e lacciuoli di ogni tipo. Per reclutare uno scienziato dobbiamo avere posto in organico, non spendere più di una certa cifra, avere l’autorizzazione ministeriale per il bando. E poi un’altra autorizzazione per assumere. Se tutto va bene ci vogliono due anni per avere un ricercatore».
Per quanto riguarda la meritocrazia?
«Un problema culturale. Se il potere delle lobby editoriali che pubblicano riviste scientifiche, sulle quali apparire “fa” curriculum, sta diminuendo, soprattutto grazie all’aiuto democratico di internet, è invece vero che soprattutto in Italia perdura un modo di fare che tende a privilegiare il proprio orticello. Il rischio di tagliar fuori i meriti, in una gestione siffatta, è molto alto».
Possibili rimedi?
«Il gruppo 2003 ha proposto l’istituzione di un’Agenzia della ricerca scientifica che abbia anche uno sportello regolare e affidabile per i finanziamenti, in modo da evitare quelli distribuiti a pioggia o quelli frammentati in mille rivoli da molti ministeri. E aiutare un’impostazione della ricerca davvero competitiva».
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