In Italia tre famiglie su quattro dicono di sentirsi "povere"

Ricerca dell'Isae su un campione di 24mila nuclei familiari: la percezione della povertà avviene sotto la soglia dei 1.300 euro mensili per i single, 1.800 per le coppie, 2mila per le famiglie numerose. Disagi più evidenti al Sud e per i lavoratori con contratti a tempo determinato. Per l'Istat i poveri sono l'11% degli italiani

In Italia tre famiglie su quattro 
dicono di sentirsi "povere"

Roma - Il 74% delle famiglie italiane si sente povero, e la percentuale è in costante crescita fin dal 2003, indica l’ultimo studio sulla povertà soggettiva in Italia e in Europa pubblicato oggi dall’Istituto di studi e analisi economica (Isae). La soglia di povertà soggettiva, spiega la ricerca, è "la percezione degli individui circa l’adeguatezza del proprio reddito famigliare per condurre una vita considerata dignitosa, cioè senza lussi ma senza privarsi del necessario". Secondo lo studio Isae, in Italia si sentono poveri i single che guadagnano meno di 1.300 euro al mese e le coppie che ne guadagnano meno di 1.800, mentre per le famiglie più numerose questo valore supera i 2.000 euro mensili.

Disagio al Sud A sentire che il loro reddito è inadeguato, nel periodo luglio 2006-giugno 2007, sono soprattutto gli abitanti del Sud dell’Italia, più i single e le coppie che i nuclei più numerosi, e in questo caso si tratta delle famiglie con il reddito più basso. Inoltre, spiega la ricerca condotta su un campione annuale di 24mila famiglie rappresentativo della popolazione italiana, la percezione di svantaggio è maggiormente diffusa tra i nuclei con capofamiglia con basso livello di istruzione, con un impiego da operaio, oppure tra quelli dei disoccupati e delle casalinghe.

Contratti a termine Allo stesso modo, la povertà soggettiva riguarda più spesso chi ha un contratto a tempo determinato rispetto a chi ha un indeterminato, e chi vive in affitto. La povertà soggettiva, sottolinea lo studio, non va confusa con la soglia di povertà in senso esclusivamente economico, cioè come scarsità di risorse, rilevata dalle statistiche ufficiali: secondo i dati Istat per il 2005 ad esempio, questa si attesta sui 936 euro per una famiglia da due persone, e riguarda pertanto l’11,1% delle famiglie italiane. La povertà soggettiva invece, spiega l’Isae, "è sensibilmente più elevata", perché su di essa influiscono una varietà di fattori, "non tutti quantificabili direttamente", di tipo sociale e psicologico, come "lo stile di vita e le abitudini di consumo, la percezione del costo della vita, le aspettative".

Peggio la Grecia In Europa sotto questo aspetto, è messa peggio dell’Italia solo la Grecia, dove la quota di famiglie

"soggettivamente povere" era nel 2004 il 76%, in confronto al 63% dell’Italia e al 60% della Spagna. Nei Paesi Scandinavi al contrario, la soglia di povertà soggettiva si attestava nello stesso periodo fra l’11 e il 16%.

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