«Gli italiani folgorati da Broadway»

«Gli italiani folgorati da Broadway»

Dietro a uno sguardo dolce e una timidezza eloquente, Alan Menken, il compositore che ha rivoluzionato il mondo del cartone musicale, riserva per il suo pubblico una carica poetica e un continuo fermento quasi vulcanico di sentimenti e di emozioni, che con grande raffinatezza ed eleganza riesce a trasporre sui righi dei pentagrammi. Perché, dopo aver vinto ben 8 premi Oscar con la Sirenetta, Aladdin, Pocahontas e La Bella e la Bestia, Alan Menken accompagna con grande dignità lo sbarco in Italia della versione musical firmata Disney della magica storia d'amore che ha conosciuto la fama dopo la trasposizione cinematografica d’animazione. Proprio con La Bella e la Bestia, in scena al Teatro Nazionale dal 2 ottobre, sarà inaugurata la sala di Piazza Wagner che, dopo gli interventi dell'architetto Piero Lissoni, si presenterà con un nuovo e tecnologico volto. Non per caso sarà l'imperiosità di un lavoro tipicamente broadwayano come La Bella e la Bestia, prima produzione Stage Enterteinment, a tenere a battesimo la programmazione del 2009-2010 di una struttura imponente come il Nazionale. Alan Menken, affiancato dai protagonisti del musical «made in Italy», Arianna e Michael Altieri, parla finalmente di sé.
Come fa a comporre colonne sonore così suggetive?
«Le storie che mi vengono proposte conoscono perfettamente il vocabolario musicale e io sono coinvolto in tutta la vicenda che racconto attraverso le note musicali. Il musical nasce con la musica: io sono scrittore di una drammaturgia di teatro musicale. È evidente che durante le creazioni ci sono fasi in cui occorre adattare e rivedere delle parti, ma la musica racconta la storia, divenendo parte integrante e fondamentale del racconto».
Come mai ha sempre lavorato dietro le quinte, pur essendo diretto responsabile del successo dei lavori Disney?
«Sinceramente non ho mai investito sulla mia notorietà, anche perché non ho molto tempo da dedicare alla cura della mia immagine pubblica. Non ho mai avuto l'intenzione di essere famoso anche se credo che ora, senza dubbio più popolare e conosciuto, sia protagonista di un effetto cumulativo del mio buon lavoro».
Non ha sacrificato la famiglia per la fama?
«Esattamente. Per me la mia famiglia è importante e non sono disposto a rinunciare alle gioie che mi offre».
Non crede che sia anche grazie al suo lavoro di compositore che il musical, spettacolo tipicamente broadwayano, sia oggi amato anche dagli italiani?
«Questo non lo so. Tuttavia, pur non appartenendo alle loro tradizioni teatrali, gli italiani sono rimasti folgorati da questi spettacoli colossali. Potrò capire se ancora una volta il mio lavoro sarà apprezzato anche dal vostro pubblico, solo assistendo alle reazioni degli spettatori».
Continuerà a lavorare con Disney?
«Direi di sì. In cantiere ci sono le colonne sonore di due cartoon, Rapunzel e Snow Queen, e di un film musicale live tratto da La bella e la bestia, mentre sto già lavorando ad un musical che debutterà nell'autunno 2010, "Leap of Faith"».
Non le sembra che il mercato dei musical sia saturo?
«È vero che ci sono parecchie produzioni, ma come al solito la qualità paga e solo offrendo l'eccellenza si resta a galla.

A Broadway la stagione non è andata molto bene, ma credo perché ha risentito della crisi generale».
Qual è il musical che ama di più?
«Nel 1975 rimasi colpito da Chorus Line, dove ottime musiche reggevano una perfetta regia firmata da Michael Bennett».

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