Gli italiani per male

Cosa significa essere «un italiano per bene»? Con la stessa astrattezza della domanda si potrebbe rispondere così: è colui che rispetta le regole, i valori, gli obiettivi della nostra convivenza e sviluppo civile.
Ho letto sul Corriere della Sera del 16 luglio la seguente affermazione di Furio Colombo: «Berlusconi è il nemico degli italiani per bene». Poiché Berlusconi non è un signore qualunque, ma è il leader di un’organizzazione politica che recentemente ha raccolto il 49,9 per cento dei consensi, ciò significa che, secondo il parere di un parlamentare della Repubblica, Furio Colombo, la metà degli italiani che condividono le posizioni di Berlusconi, non sono persone per bene.
Dunque, non sono persone per bene quelle che in questo momento stanno leggendo Il Giornale, ovviamente il sottoscritto e altri milioni di italiani che in questa domenica di luglio stanno prendendo il sole o stanno lavorando senza neppure sapere chi sia il parlamentare che li ha giudicati persone indegne nella vita civile.
Con questo clima africano, una botta di caldo può colpire anche la mente illuminata di un parlamentare della Repubblica, ma in questo caso il sole non c’entra.
In fondo, si potrebbe osservare la questione da un diverso punto di vista, tutt’altro che negativo: noi non saremo persone per bene, ma criticare il perbenismo e lottare contro ciò che esso rappresenta è sempre stata una molla dei cambiamenti sociali. L’ultima contestazione al perbenismo, che ricordo, fu quella sessantottesca. Perbenista, allora, era chi sosteneva il merito nella scuola e nel lavoro, era chi rispettava i valori rappresentati dalla famiglia e dalla Chiesa, era chi si adeguava alle forme tradizionali dell’educazione e del vestire. In quel modo d’essere «per bene» c’era sicuramente dell’ipocrisia che, convulsamente, sinceramente, voleva essere superata per affrontare la vita con più autenticità e libertà. Poi, come tutti sanno, si è esagerato con esiti o grotteschi o pericolosamente violenti. La critica alla meritocrazia e alla tradizione non ha, alla fine, costruito niente: anzi, i danni sono stati molto gravi.
Comunque, tanti giri di parole sono inutili per ricordare che il perbenismo cresce in un conformismo che non intende aprirsi al dibattito delle idee e alla visione critica del mondo. Un liberale e un conservatore possono essere, in forme diverse, anticonformisti e discutere insieme sul modo di stracciare la camicia di forza conformista che blocca lo sviluppo della società.
In questo senso, non essere perbenisti non è offensivo, perché apre a un pensiero di vita libero, disponibile al confronto. Ma «essere per bene» non significa «perbenismo»: una persona per bene non è necessariamente quel perbenista di cui dicevo. Però, proprio chi si arroga il diritto di affermare che una persona è o non è per bene, è il classico perbenista. È, appunto, il perbenista che sul piedistallo del moralismo punta l’indice accusatore e vendicativo per giudicare se sei degno o indegno. Un tipico esempio è il parlamentare della Repubblica Furio Colombo.
Su che cosa si regge il piedistallo del moralista perbenista? Colombo non è neppure originale. Oggi è la sinistra che ha indossato gli abiti del perbenismo, considerando se stessa eticamente irreprensibile e culturalmente ineccepibile, come se fosse una specie di re Mida, che ciò che tocca diventa eticamente e culturalmente inattaccabile, mentre ciò che non tocca cade negli inferi.
Il perbenista di sinistra giudica persone non per bene chi non è contro Israele, chi non è a favore dei matrimoni gay, chi non è per la fecondazione eterologa, chi è di Forza Italia, chi è per far lavorare le persone fino a 60 anni, chi è per una magistratura che faccia un po’ più il suo dovere e un po’ meno politica, chi è cristiano... L’ultima aggressione dei perbenisti di sinistra per raddrizzare la schiena a chi non è per bene, è stata nei confronti degli scrittori di successo. Niccolò Ammaniti e Magdi Allam, eccellenti scrittori, sono stati linciati perché essere amati dal pubblico, che entra in libreria a comprare le loro opere, è, secondo i critici letterari perbenisti di sinistra, un classico esempio di persone non per bene.


Tirando le somme della storia, essere giudicate persone poco per bene da questi perbenisti moralisti di sinistra, è solo un grande complimento, e speriamo di riuscire ad andare avanti così per meritarcene degli altri.
Stefano Zecchi

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