Politica

Italiani popolo di mammoni? Solo una finzione

Crolla il mito dell'italiano mammone. Sette connazionali su 10 vivono gli affetti quotidiani come un obbligo e talvolta come una finzione continua; ed uno su tre lo ammette proprio riferendosi al rapporto con la mamma. È quanto emerge da una ricerca della rivista Riza Psicosomatica in edicola in questi giorni, che ha indagato i rapporti affettivi di oltre 1000 italiani, donne e uomini tra i 20 e i 55 anni. Vivere i legami come una prigione è una «malattia» che colpisce il 72 per cento degli italiani, rivela l'indagine che segnala un duplice aspetto di questa «patologia». Da un lato c'è la difficoltà ad essere se stessi con le persone che ci stanno vicino (un italiano su due confessa di non esserne capace); e dall'altro c'è la presenza di legami che spesso vengono giudicati invasivi e pesanti: i genitori innanzitutto (34%), il partner (25%) i parenti (18%). «Quello che sta cambiando - spiegano gli esperti di Riza - non è tanto la voglia e la capacità di dare affetto, quanto piuttosto il modo di reagire all'affetto altrui. Sempre più spesso infatti la sensazione prevalente all'interno di alcuni legami affettivi è quella di sentirsi obbligati». Un fenomeno che potrebbe essere legato al dilatarsi dell'adolescenza. «Non a caso - fa notare la rivista - sarebbero proprio i 30-40enni a vivere in modo più problematico i rapporti affettivi». A pesare è soprattutto l'obbligo di essere disponibili in qualsiasi momento (29%), le telefonate giornaliere a mamme e fidanzate (24%), la necessità di ricordarsi sempre di ricorrenze, anniversari e compleanni (17%), le cene a cui non ci si può sottrarre (14%). Tra gli atteggiamenti materni giudicati più insopportabili ci sono il giudizio sempre negativo sulla fidanzata o sulla moglie (26%), le critiche severe che non fanno mai sentire all'altezza della situazione (23%), il confronto continuo con quelli che ce l'hanno fatta (19%), le critiche al modo di vestirsi o di pettinarsi (15%).

Accuse, che nota la rivista, sembrano fatte da ragazzini capricciosi e non da persone adulte e responsabili.

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