Jean Le Vacher

San Vincenzo Depaul era stato schiavo dei musulmani a Tunisi. Riuscito a scappare, nel 1643 aveva fondato una missione per procurare sacerdoti ai prigionieri cristiani in mano islamica. Nel 1647 il re di Francia aveva convinto le autorità dei regni africani a permettere ai consolati francesi di tenere un cappellano e il Depaul aveva mandato a Tunisi il suo lazzarista Jean Le Vacher. Questi trovò la città in preda alla peste e i cinquemila schiavi cristiani in condizioni miserevoli. Si adoperò con tanto zelo da meritare la carica di console; ma anche l'astio delle autorità locali, che nel 1666 riuscirono a farlo richiamare. Nel 1668 fu inviato ad Algeri, dove già operava suo fratello Philippe, anch'egli lazzarista. Anche qui fece di tutto per riscattare schiavi coi fondi raccolti in patria, e la sua infaticabilità gli procurò seri problemi di salute. Pur colpito da paralisi alle gambe, la sua attività gli valse anche lì la nomina a console di Francia. Quando nel 1681 il re Luigi XIV intimò al Dey di liberare gli schiavi francesi, il risultato fu la rottura delle relazioni diplomatiche. Nel 1682 e nel 1683 la flotta francese bombardò Algeri, provocando migliaia di morti. Il Dey, spaventato, chiese a Le Vacher di mediare. Questi ottenne la liberazione di quasi seicento schiavi, ma si attirò l'ostilità degli intransigenti. Un gruppo di fanatici lo prese e di peso lo trascinò fino al porto: qui lo legarono alla bocca di un cannone e gli imposero il passaggio all'islam in cambio della vita. Il povero sacerdote, anziano e paralitico, rifiutò e fu ridotto a brandelli. www.

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