Jiang Zemin morto? Pechino censura il web

Jiang Zemin sta morendo, forse è già morto, ma non si può ancora dire. È questa la sensazione che si ricava dalla censura applicata al web dalle autorità cinesi dopo che la televisione di Hong Kong ATV ha dato la notizia del decesso per infarto dell’ex numero uno della Cina comunista. Non solo infatti è finora mancata qualsiasi reazione ufficiale da parte di Pechino alla notizia della presunta scomparsa, all’età di 85 anni, dell’inventore del «socialismo di mercato» che fu presidente cinese dal 1993 al 2003, ma cliccando nei motori di ricerca parole come «Jiang» (che in cinese vuol dire fiume), «segretario del partito» e «infarto» non si ottiene alcun risultato, segno che la poderosa macchina della censura cinese è in azione contro la diffusione di notizie ufficiose.
Non è certo la prima volta che i regimi dittatoriali scelgono di tenere nascosta la notizia della morte o della grave malattia di qualche leader o alto dirigente attraverso la censura: semmai fa specie che questo venga fatto nell’era di internet, manipolando il libero accesso alle informazioni. Certamente in passato era più facile nascondere la verità sulle condizioni di salute dei dittatori: lo si è fatto per secoli e fino a pochi decenni fa era pratica corrente in regimi plumbei come quello sovietico.
Il caso più clamoroso in tempi recenti fu quello di Yuri Andropov. Il segretario generale del partito comunista dell’Urss, nominato nel novembre 1982 al posto della mummia Leonid Breznev (un altro caso di gestione della salute dei potenti ai limiti dell’incredibile da parte del Cremlino) non fu più visto in pubblico a partire dal giugno successivo. Il numero uno dell’Unione Sovietica, la grande potenza che rivaleggiava a colpi di missili atomici intercontinentali con l’America di Ronald Reagan, era sparito e non se ne sapeva più niente. Dapprima i comunicati ufficiali del Cremlino parlavano di «breve assenza dovuta a un periodo di cure», ma le settimane passavano e di Andropov non c’era traccia alcuna. Incalzati dalle domande di diplomatici e giornalisti stranieri, i responsabili della comunicazione sovietici non trovarono di meglio che affermare che «il compagno Andropov si sta riprendendo dalle conseguenze di un raffreddore». Sembra che quel “raffreddore” fosse in realtà un tumore ai reni (ma su questa indiscrezione non si è mai avuta da Mosca alcuna conferma o smentita): sta di fatto che portò Andropov alla tomba nel febbraio 1984, senza che fosse mai ricomparso in pubblico.
Maniacali segretezze sulla cartella clinica dei dittatori hanno riguardato personaggi come Fidel Castro (sparito e dato per morto per mesi nel 2006, per poi riemergere esangue da un ospedale) e Hafez el-Assad, il padre scomparso nel 2000 dell’attuale presidente siriano Bashar sulla cui salute i servizi segreti israeliani cercarono di carpire segreti recuperandone in modo rocambolesco l’urina da un albergo di Amman e facendola analizzare.

Per non dire dei vecchi dittatori agonizzanti tenuti in vita a forza per mesi mentre si regolavano le questioni della loro successione: fu il tragico destino dello spagnolo Francisco Franco nel 1975 e dello jugoslavo Tito nel 1980.

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