Da Jimi Hendrix ai Pink Floyd: chitarre che hanno fatto storia

Il contenitore se ne sta a forma di parallelepipedo in Piazza Duomo. Dentro un tesoro, quello di Red Ronnie che espone la sua collezione di cimeli raccolti in anni di devota e paziente ricerca. Mezzo secolo di memoria narrato nella mostra «Rock 'n' music planet»; quanto basta per ricordarsi di non essere più giovani e provare magari nostalgia per un periodo che rivoluzionò gusti musicali e stili di vita. Il Red nazionale, oltre alla collezione, ci mette la voce commentandola. Se la musica diffusa nell'antro che introduce la mostra fosse meno invadente, si potrebbero apprezzare di più le sue note didascaliche e la colonna sonora che fa da sottofondo. Ma, qui, bastano gli occhi da tenere ben aperti sugli oggetti esposti o chiusi per sognare a ritroso. Si inizia con il contrabbasso di Bill Haley e molti manifesti cinematografici di Elvis Presley come «Il delinquente del rock & roll» quasi a sottolineare l'anima ribellistica e trasgressiva di quella musica che non disdegnava anche qualche momento più intimistico come in «Love me tender». Nello spazio dedicato all'impomatato e ciondolante Re del rock, il suo orologio d'oro Tissot, tronchesini, asciugamani e linee di bellezza personale che hanno fatto la gioia dei fans e dei produttori di gadget. È la volta della «sezione» Rolling Stones che comprende una chitarra Telecaster autografata e alcuni scatti del leader Mick Jagger, in posa efebica e occhio bistrato, tratti dal film Sadismo con una «S» capolettera a forma di frustino. Ben più artistica la serigrafia che lo ritrae a firma Andy Warhol. E non ci possono essere le pietre rotolanti senza gli scarafaggi di Liverpool. Emozionante un pezzo della pedana del Cavern, locale dove i Baetles si esibirono 292 volte dal 1961 al '63, le «lacche» di Help e Strawberry field for ever e il distributore di variopinte gomme da masticare che riporta la loro immagine. Fa tristezza la lettera di John Lennon che segna la fine del gruppo. La serie dei mostri sacri continua con Bob Dylan, sua l'armonica autografata, e i gruppi Jefferson Airplane, Animals e The Who non prima di un omaggio a Jim Morrison, poeta maledetto che amava tanto Baudelaire e come questo i paradisi artificiali. Assai meno pericolosi i fantasmagorici flippers che assieme a preziosi juke box costellano il percorso espositivo scandito dalle sculture al neon di Marco Lodola.

Un po' di Cream, Pink Floyd, Fletwood Mac e ci si ritrova tutti a Woodstock per il più grande evento rock della storia all'insegna del motto «pace, amore e musica». Fino al 15 marzo, ingresso gratuito per le scolaresche e un euro del biglietto devoluto alla Veneranda Fabbrica del Duomo.

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