Joanna Newsom, elegie d’amore in punta d’arpa

«Il mio percorso inizia in modo accademico - racconta Joanna Newsom, nome di culto della musica indipendente americana, stasera al primo concerto milanese -. Studiavo composizione in conservatorio, ero persa nei meandri della teoria e dello studio, quando ho capito che la sperimentazione pura non faceva per me. Così ho iniziato a scrivere ballate, per modellare il suono verso una comunicazione più diretta. E le composizioni sono diventate presto canzoni». Tutte scritte per arpa e voce, un binomio singolare in ambito folk. Venendo a contatto con la musica della 25enne arpista californiana dalla voce impertinente e in apparenza infantile (è seconda cugina del sindaco di San Francisco!), che si è proposta come una mosca bianca sul panorama internazionale tre anni fa con il bellissimo album d'esordio «The milk-eyed mender», si ha l'impressione di trovarsi davanti a un'artista calata in un mondo onirico. Un mondo evocativo che trova spazio in «Ys», l'ambizioso disco del 2006 registrato e mixato dal Ghota dell'indie-rock Usa (Steve Albini e Jim O'Rourke) e arrangiato da Van Dyke Parks, il braccio destro di Brian Wilson e autore di arrangiamenti sopraffini da Randy Newman agli U2 di «The Joshua tree».

Cinque canzoni dal respiro epico tra suoni tesi ed esplosioni orchestrali, elegie d'amore e scherzi in punta di corda. D'arpa, naturalmente.
Joanna Newsom
stasera ore 21.30
Casa 139 via Ripamonti 139
ingresso 15 euro, supporter The Moore Brothers

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