«Vietato non toccare». È un ordine, c’è il cartello all’ingresso. Bisogna stendersi nella bara con interni di Louis Vuitton, prendere a martellate il piede del David di Donatello replicato in 80 copie, ricomporre una versione artistica del «gioco dei 15» o guidare la Papa-mobile che gira per i padiglione della Triennale Bovisa. Non vale, invece, per la statua vivente «esposta» solo oggi dalle 19 alle 22 all’inaugurazione della mostra di Sergio Pappalettera (ingresso solo su inviti). Lorenzo «Jovanotti» Cherubini, chitarra in mano in piedi su un podio delle Olimpiadi vestito con la tuta della Nazionale, canterà non-stop la canzone inserita nella limited edition dell’album Safari e che dà il titolo alla mostra e presto anche a un libro di Aldo Nove: «Il gioco del mondo». C’erano anche loro alla presentazione del percorso espositivo di Pappalettera ieri a Palazzo Marino, padrone di casa il presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri. Nei 350 metri quadri della Triennale, da domani al 26 ottobre, Pappalettera propone un percorso interattivo fra opere che «rivisitano» il mondo del gioco. «È come il tunnel del luna park, ma della vita invece che della paura - racconta Jovanotti -. C’è lo scopo del gioco, ma non le regole».
Jovanotti non si sottrae a domande sull’attualità milanese. La morte a sprangate di Abdoul Guibre, afferma, «è stata molto dolorosa, ma è un caso singolo, fa male vedere mezzi di comunicazione dedicare a questi fatti servizi partigiani che li strumentalizzano».
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