Il juke box dei nobili del ’500 suona nel salotto della Gog

Curioso immaginare uno dei tanti salotti nobili del cinquecento, con un tavolo, sopra alcuni leggii e spartiti musicali: nel tempo libero piccoli gruppetti di amici si sedevano e intonavano madrigali. Canti profani, di tema amoroso o pastorale, su testi poetici raffinati e dalla scrittura elaborata; una delle espressioni più aristocratiche del rinascimento musicale, delicata ed elitaria, destinata allora non all'ascolto nelle grandi sale, ma riservata a pochi intenditori. Nato nel quattrocento, il madrigale muta nei secoli successivi e in particolare nel cinquecento assume la forma a quattro voci, talvolta con il predominio di quella superiore (quella più acuta era più articolata) altre volte invece con assoluta parità di importanza, sempre con capillare aderenza al testo scritto, con l'intento di esprimerne le immagini e gli «affetti». Un programma dedicato proprio ai madrigali del cinquecento e ad alcuni brani vocali contemporanei quello di domani sera al Carlo Felice con la Gog (ore 21), con il favoloso Hilliard Ensemble, indiscutibilmente tra i migliori gruppi da camera del mondo, composto da David James, controtenore, Rogers Covey-Crump, tenore, Steven Harrold, tenore e Gordon Jones, tenore. Quattro voci maschili a cappella (senza accompagnamento strumentale) con uno stile caratteristico e un'ottima abilità musicale che sanno ogni volta incantare la platea, con un repertorio vastissimo, che spazia dalla musica medievale e rinascimentale fino al contemporaneo. «Esploso» negli anni ottanta come ensemble di musica antica, il gruppo rimane un punto di riferimento assoluto nell'esecuzione di pagine vocali del cinque e seicento, ma riesce ad essere assolutamente impeccabile anche nell'interpretazione di brani appunto «attuali». Non a caso infatti sono nate importanti collaborazioni con artisti assai noti nel panorama musicale dei nostri giorni, primo fra tutti il compositore minimalista Arvo Pärt, da cui sono fiorite preziose registrazioni, poi ancora con Gavin Bryars, John Casken, Heinz Holliger. E molti sono gli autori ancora viventi che hanno scritto appositamente per l'Hilliard, come Fabio Vacchi, di cui lunedì ascolteremo «Memoria Italiana» e Donald Crockett, autore tra l'altro di «The Village», anch'esso in programma per la serata.

Gli altri brani previsti appartengono alla nota letteratura madrigalistica, prevalentemente del XVI secolo, con autori quali Arcadelt, Verdelot, Cipriano de Rore, Claudio Merulo e altri compositori inglesi, tra cui Thomas Weelkes, Giles Farnaby, William Cornish; più alcuni pezzi anonimi, tra cui «I love unloved», un brano compreso nella raccolta di canti di Enrico VIII.

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