Da Julia Roberts a Clooney e Law. Venezia si prepara a una Mostra di stelle

L'inglese nei panni di Putin farà discutere. Come il film sulla bimba uccisa a Gaza

Da Julia Roberts a Clooney e Law. Venezia si prepara a una Mostra di stelle

"Cinema italiano? Si produce tantissimo ma questa quantità non significa qualità". Lo diceva già in tempi non sospetti, nel 2022, e lo ha ripetuto ieri durante l'incontro con la stampa dopo la presentazione dell'ottantaduesima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica dal 27 agosto al 6 settembre al Lido di Venezia. Il suo direttore Alberto Barbera continua a essere particolarmente critico: "Lo dico a malincuore ma sono mancati degli esordi significativi, anzi ce ne sono meno dell'anno scorso". Così, dopo l'incontro, l'altro ieri al ministero della Cultura, che ha sancito la pax cinematografica tra il ministro Alessandro Giuli e il sottosegretario Lucia Borgonzoni con le principali associazioni del cinema e dell'audiovisivo, dal suo osservatorio privilegiato, Barbera, il cui mandato scadrà tra un anno, lancia l'allarme: "Lo scorso anno si è prodotto una quantità enorme di film che non hanno trovato né la sala né le piattaforme. 140 titoli non usciti in alcun modo è paradossale e andrebbe aperta una riflessione".

Intanto però, tra i 91 nuovi lungometraggi della selezione ufficiale che il direttore ha presentato uno per uno, ricordandone pure le durate monstre oltre le due ore, ci sono ben 27 titoli in cui batte la bandiera italiana (173 i film nostrani che si sono iscritti). Com'è ormai abitudine da anni, sono cinque i film nazionali in concorso in larga parte anticipati su queste pagine, si va dall'annunciato film di apertura di Paolo Sorrentino, La grazia con Toni Servillo e Anna Ferzetti "su cui mette le mani avanti Barbera non posso dire molto se non che il regista torna alle sue origini, anche stilisticamente, rinunciando ai piani sequenza e ai barocchismi", a Duse di Pietro Marcello con Valeria Bruni Tedeschi, "un ritratto tutt'altro che scontato su un'icona non solo italiana", a Elisa di Leonardo Di Costanzo con Barbara Ronchi, "una riflessione sul tema della giustizia riparativa", a Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi "a suo agio nell'osservazione di Napoli". Il quintetto italiano si chiude con Un film fatto per Bene di Franco Maresco "un film originalissimo il cui pretesto è una pellicola mai realizzata su Carmelo Bene". Sempre del geniale regista siciliano sono state mostrate due sequenze-omaggio a Goffredo Fofi, recentemente scomparso, del film non ancora finito Goffredo felicissimo con le immagini del fatiscente quartiere palermitano di Cortile Cascina.

Eh sì che il presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, in apertura aveva detto che la Mostra "è come un transito di linde nuvole che ci porta alla speranza di un cielo sempre più blu" anche se, poco dopo, aveva citato Battiato con "i corpi in terra senza più calore". Come a dire che la Mostra tiene insieme il cinema a due passi dalle nuvole dell'arte con quello infernale degli attuali conflitti. Tanto che Barbera, quando racconta di quello sulla guerra a Gaza di The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania, con le telefonate registrate di una bambina rimasta in auto con la famiglia sterminata, si commuove visibilmente.

Ma italiani a parte, che riempiono anche l'altro concorso di Orizzonti con le opere seconde di due registe, tra il poco meno di un terzo di quelle presenti a Venezia, come Laura Samani, Un anno di scuola, e Carolina Cavalli, Il rapimento di Arabella, insieme a tre titoli in cui è coinvolto Vinicio Marchioni, Ammazzare stanca di Daniele Vicari nella nuova sezione Venezia Spotlight e, fuori concorso, L'isola di Andrea di Antonio Capuano, Orfeo di Virgilio Villoresi insieme a Il maestro di Andrea Di Stefano e La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli, è il cinema statunitense a essere il più presente. Ecco il ritorno della grande Kathryn Bigelow con A House of Dynamite sulla paura di un'atomica e Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch con Cate Blanchett, Tom Waits, Adam Driver e Charlotte Rampling. Grandi star anche per Luca Guadagnino fuori concorso con After the Hunt con Julia Roberts per la prima volta sul tappeto rosso insieme a Ayo Edebiri e Andrew Garfield. Già in odore di Oscar Dwayne "The Rock" Johnson che, in The Smashing Machine di Benny Safdie, si ispira alla straordinaria vita del leggendario campione di lotta libera Mark Kerr mentre Emma Stone torna a lavorare con il greco Yorgos Lanthimos nel fantascientifico Bugonia. Willem Dafoe sbarca con ben due film in laguna dove ormai è abbonato anche George Clooney nel ruolo di un attore famoso amico del suo agente (Adam Sandler) in Jay Kelly di Noah Baumbach targato Netflix proprio come l'atteso Frankenstein di Guillermo Del Toro con Oscar Isaac e Jacob Elordi.

E siccome i mostri, "la mostruosità metaforica e reale" sottolinea il direttore, sono tra i temi dominanti della Mostra ecco The Wizard of the Kremlin di Olivier Assayas, che lo ha scritto con Emmanuel Carrère dall'omonimo romanzo di Giuliano da Empoli, in cui si racconta del personaggio di finzione di Vadim Baranov (Paul Dano) durante gli ultimi anni dell'Unione Sovietica con un giovane Vladimir Putin interpretato da Jude Law. Ci sono infine la serie di Stefano Sollima dall'inequivocabile titolo Il Mostro, su quello di Firenze, e Portobello di Marco Bellocchio su Tortora (Fabrizio Gifuni) vittima del mostro giudiziario. La Mostra è servita.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica