Juncker: «Tassi agevolati ai Paesi in crisi»

Il premier lussemburghese e presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, invita a superare i tabù e a concedere ai Paesi dell’Eurozona più in difficoltà prestiti a tassi di interesse più bassi rispetto a quelli applicati finora. Ma lancia anche un monito: «Non si può chiedere troppo ai Paesi con le finanze pubbliche più solide».
Juncker, dunque, ribadisce sostanzialmente la linea che accomuna tutti i sei Paesi del cosiddetto «Club della tripla A», quelli considerati dalle agenzie di rating più affidabili sul fronte dei debiti sovrani e della capacità di rimborsare i titoli pubblici emessi (ossia Germania, Francia, Lussemburgo, Austria, Finlandia e Paesi Bassi). E di fatto si mostra favorevole all’ipotesi di una ristrutturazione del debito greco: proposta a cui - secondo molte voci - starebbe lavorando in particolare la Germania. «Dobbiamo evitare i tabù - ha affermato Juncker in un’intervista al magazine tedesco Spiegel - ma non possiamo più domandare troppo ai Paesi più solidi. Senza solidità finanziaria infatti non ci può essere solidarietà, e senza solidarietà non si possono fare progressi verso la solidità finanziaria». Intanto ieri in una intervista alla tv pubblica olandese il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha chiesto ai Paesi europei di rinforzare le politiche macroeconomiche e fiscali. «Sono convinto - ha detto Trichet- che il parlamento europeo andrà in questa direzione». Quanto allo Stato che per primo ha innescato la crisi del debito pubblico nell’Eurozona, ossia la Grecia, il ministro delle finanze Giorgio Papaconstantinou ha detto che «il Paese eviterà una ristrutturazione del suo debito con una giusta politica economica e tornerà presto sui mercati con un “Diaspora Bond”».
Il ministro ha anche sottolineato che l’austerity durerà ancora tre anni. Il «Diaspora Bond», sarà offerto «nei prossimi mesi» ai greci all’estero ad un tasso inferiore a quelli di mercato.

E mentre si potrà concordare un allungamento del rimborso del prestito concesso da Ue e Fmi, per evitare la ristrutturazione, Atene dovrà parallelamente garantire surplus primari del 5-6 per cento per i prossimi anni e proseguire nelle riforme strutturali portando la crescita reale al di sopra del 2 per cento.

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