Due potenze, la spia, il gelo e i dispetti. Non è la trama di un romanzo sulla guerra fredda, ma la sceneggiatura del campionato. Juventus e Milan, tornate grandi rivali dopo che il destino, leggi calciopoli, le aveva divise, e affilano le armi per giocarsi scudetto (e coppa Italia). Il momento è decisivo e lo si capisce da quanto si sia alzato il livello dello scontro.
Ultimo capitolo la «ditata» di Zlatan Ibrahimovic a Marco Storari, dopo il fischio finale nellandata di Tim Cup. Giorgio Chiellini ha «spifferato» lultima malefatta dello svedese. «Una spia» per Massimo Ambrosini, supportato da Adriano Galliani: «È come se avesse detto Signora maestra, mi ha dato una sberla». Ieri Beppe Marotta ha difeso il giocatore: «Non ha fatto la spia, ha solo risposto alle domande». Nessun secondo fine per far saltare a Ibra il ritorno della semifinale. Tanto meno vanificare il ricorso del Milan per ridurre la squalifica dello svedese da tre a due giornate per lo schiaffo ad Aronica, e avere Zlatan nello scontro diretto in campionato. Alla faccia della tradizione: quando lo svedese salta la sfida scudetto, la sua squadra vince. Milan-Juve 0-1, nel 2005, e Milan-Inter 3-0, lanno scorso. Non importa. La diplomazia rossonera è al lavoro. Lavvocato Cantamessa ieri ha rivelato che «la procura federale non ha adottato iniziative per il millantato secondo schiaffetto».
Intanto Juve e Milan si gioca su tutti i fronti. Solo domenica scorsa, altra occasione di frizione, erano state le polemiche bianconere sul mancato rigore contro il Siena (mano di Vergassola). Allegri sibillino aveva parlato di «stile Milan» nel discutere i torti arbitrali. E ieri Marotta, prendendo spunto dal caso Zlatan, ha indirettamente risposto: «Non vogliamo valutare ciò che è accaduto, il Milan è una società che rispettiamo».
Ma che in questo momento i rapporti stiano attraversando una fase di gelo è evidente. Anche per colpa del Buran e del Blizzard, che mettono a rischio Bologna-Juve di domani. Infatti anche il maltempo è stato oggetto di scontro dialettico. Quando Galliani ha chiesto di rinviare Milan-Napoli, Marotta ha «avvisato» la Lega: «Trattate tutti alla stessa maniera». Risultato: anticipato solo lorario. Dispetti, si dirà. Come sul mercato: la famosa mail di Marotta al City per Tevez, fece infuriare i piani alti di via Turati.
Ora la «guerra» è nel vivo. E deve fare i conti con leffetto Capello. Laddio allInghilterra di sir Fabio ha subito destabilizzato le big italiane. Moratti si è affrettato a smentire di volerlo come successore di Ranieri. E le ipotesi che vogliono lallenatore friulano come possibile dirigente di Juve o Milan (fantasiosa), non aiutano certo ad allentare la tensione. Capello, con tanto di tapiro in mano, ha detto di vedersi lontano dallItalia (meglio il Chelsea per «vendicarsi» con la Federcalcio inglese), ma la sua ombra resta una bomba da disinnescare in vista della sfida scudetto del 25 febbraio.
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