«Con la Juve serve l’Inter vera Datemi un rigore e ci penso io»

Buongiorno Milito, quale virus l’ha colpito?
«Dice quello dei rigori sbagliati? Momenti che capitano. Per fortuna ne ho tirati bene tanti e sbagliati pochissimi. Ora sono due consecutivi, ma non bisogna mollare. Stessa regola da seguire quando non segni con continuità: mai mollare».
D’accordo, ma adesso chi va a tirare un rigore contro la Juve?
«Innanzitutto speriamo che capiti. Poi ci penso io, naturalmente se il mister è d’accordo. Fosse per me, non ci sarebbero dubbi».
Da due anni la luna non la guarda di buon occhio: sbagliò quello con l’Atletico in Supercoppa e da allora sono cominciati i guai...
«No, non così drastica. Quest’anno, a livello personale, sono contento: l’anno passato è stato molto più difficile per gli infortuni. Certo, per la squadra è un’altra storia».
Finora ha segnato 16 gol, una buona dote?
«Appunto, a livello personale sono soddisfatto tra qualche alto e basso. É un anno non facile per i risultati della squadra».
Moratti non vuol sentir parlare di sfortuna: per evitare alibi.
«Sono d’accordo, anche se in ogni mestiere ci vuole un po’ di fortuna. Quando abbiamo vinto i tre trofei, tutto girava bene. Ora gira al contrario».
Quindi nei due rigori che ha fallito con Chievo e Atalanta...
«Niente da dire: sbagli perchè calci male. La colpa è sempre del rigorista, dunque mia. Poi, può capitare che ti vada bene. Se il portiere andava dall’altra parte, magari dicevano: ha calciato benissimo».
Quel gol al Marsiglia aveva fatto sperare in un cambio di luna?
«Mi sono detto: ci siamo. Passiamo. Prima ero solo preoccupato dall’idea di riuscire a segnare. Una volta realizzato, ho pensato: andremo ai supplementari, ma ce la faremo».
Invece avete preso un’altra botta in testa...
«Credo che con il Marsiglia avremmo meritato di qualificarci. Complessivamente abbiamo fatto meglio di loro».
E ora, dice Moratti, con la Juve serve far scattare la scintilla...
«Me lo auguro. É una partita che abbiamo sempre sentito come un derby. E, in caso di vittoria, servirebbe al morale e alla classifica».
Sarà più difficile dal punto di vista calcistico o psicologico, con tutte le scorie che l’accompagnano?
«Noi, a livello psicologico non siamo al cento per cento, anche se da quattro partite non perdiamo. Quasi sempre, per vincere, devi giocar bene. E a Torino vorremmo fare una partita da Inter».
Sorpreso da questa Juve e dal suo campionato?
«É una buonissima squadra, con un grande allenatore. Giocano con tanto entusiasmo, al di là della qualità tecnica. E quando ci sono entusiasmo e voglia di vincere...».
Tanti dicono che a questa Juve mancano attaccanti top, che facciano la differenza...
«Per me sono forti. Avete visto Vucinic? Ed anche Quagliarella, Matri, Borriello sono bravi. La Juve si basa su un gioco di squadra, non solo sugli attaccanti e sulla bravura dei singoli».
Se avesse Ibrahimovic o Milito?
«Non so, a Torino hanno grandi giocatori».
Dice una statistica che la Juve, prima di affrontare il Milan, aveva corso 11 km in più. Serve correre?
«La testa è più importante della corsa. Chiaro che poi ci vogliano corsa e intensità, sennò non puoi giocare. Ma trovi intensità se sei libero mentalmente. Ed ecco la controprova: se la Juve aveva corso 11 km in più ed ora il Milan è 4 punti avanti, vuol dire che, in quanto a testa, il Milan sta benissimo».
Domenica chi toglierebbe alla Juve?
«Pirlo è un uomo fondamentale, fa girare la squadra».
Le piacerebbe vedere in campo Del Piero?
«Certo, è un mito del calcio. Vorrei sempre giocare contro i migliori».
Da qui alla fine giocherete contro Juve e Milan. Potreste essere decisivi?
«Pensiamo a noi, a finir bene la stagione, cercando di raggiungere posti a cui l’Inter è abituata. Lottiamo per il 3°posto, lo dobbiamo a tifosi e società. Senza pensare a chi fare favori o meno».
Milito ha giocato 5 partite contro la Juve: ha segnato una rete sola. Mai con l’Inter...
«Sarebbe ora di aggiungere un gol. Speriamo».
É finito il ciclo dell’Inter. D’accordo?
«Lo diremo a fine stagione. Credo che la squadra possa dare ancora tanto. Altre volte siamo venuti fuori da momenti difficili».
Ma se l’Inter le dicesse: bisogna cambiare, aria nuova. Sarebbe pronto ad andarsene?
«Ci sarà chi decide se è il momento di cambiare. Senza dubbio ho voglia di dare una mano all’Inter. Mi piace Milano e qui sto benissimo».
Un consiglio per il futuro?
«Direi: non serve una rivoluzione. C’è la base, serviranno nuovi giocatori. Bisogna vedere chi vuole rimanere».
Tanti parlano del clan argentino e dei danni conseguenti...
«Lo trovo fastidioso, perchè ho visto mettere in mezzo Zanetti e Cambiasso. Due giocatori che hanno dato tanto, tantissimo, e mettono sempre la faccia. E non mettono mai i loro interessi davanti a quelli della squadra».
Forlan non si è comportato così. Cosa è successo con Ranieri?
«Il presidente è stato chiaro: non si tratta di una cosa grave. Io c’ero quando il mister gli ha chiesto di entrare. E lui è stato totalmente sincero. Ha detto: non me la sento di fare l’esterno. Almeno in quel momento».
Non si è stupito? Forlan poteva anche reggere il momento difficile e non lasciare la squadra in difficoltà...
«Meglio dirlo, piuttosto che andare in campo e non riuscire a fare quel che gli era stato chiesto. Quando la squadra sta bene, può riuscire tutto. Così è molto più difficile. In fondo lui è un vero attaccante».
Dicono che Bielsa potrebbe essere il futuro tecnico. Lei lo conosce bene...
«Posso dire che, con Mourinho, è stato l’allenatore più forte che ho avuto. Sono i tecnici da cui ho imparato di più. Bielsa è un allenatore straordinario. Sta facendo bene in Spagna e non sono stupito: se lo merita».
Somiglia a Mourinho?
«Si somigliano in tante cose. Ognuno a suo modo ha la chiave nel carattere. Bielsa è una grandissima persona. Ma sto rispondendo solo alla domanda, non sottintendo altro».
Torniamo alla Juve. Chi vincerà lo scudetto?
«Il Milan sta meglio, ma sarà lotta fino in fondo: ci sono pochi punti di vantaggio e la Juve ha un buon organico».
D’accordo, allora chi è più forte fra Milan e Juve?
«A livello qualitativo il Milan: c’è Ibra che fa la differenza».


Domenica toccherete con mano a Torino: teme che le polemiche sullo scudetto 2006 vi accompagneranno anche stavolta?
«Spero proprio di no. Io voglio una partita di calcio, una bellissima partita. Queste partite sono la festa del calcio».

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