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La Juve va di corsa Milan fermato dai viola Va bene l'Inter baby

La Juventus schianta il Palermo. Marchisio al quinto gol. Milan, tanta rabbia da mandare in gol. La vecchia Inter si rompe: ora tocca ai baby. L'Udinese perde a Parma

La Juve va di corsa Milan fermato dai viola Va bene l'Inter baby

In una domenica così, con la Juventus che torna in testa alla classifica con una partita in meno rispetto alla concorrenza, la nota negativa per Agnelli sono due striscioni esposti (per poco) in curva Sud: «Andrea da figlioccio a rinnegatore» e «Con il bilancio in rosso non fare il moralizzatore». Tradotto: il popolo non ha apprezzato le frasi rilasciate in settimana dal presidente circa la possibilità di rivalersi su Giraudo e Moggi una volta arrivati ai tre gradi di giudizio in sede processuale.

Per il resto, solo buone notizie in casa bianconera: Palermo battuto 3-0 (Pepe, Matri e Marchisio) dopo quattro ko consecutivi nelle sfide dirette, stadio esaurito per la sesta volta di fila, il 4-3-3 che funziona come un orologio e via di questo passo. Persino l'ennesima tribuna di Krasic e gli altrettanti novanta minuti trascorsi in panchina da Elia passano inosservati: vero che la squadra di Conte ha beneficiato della scarsa mira di Ilicic in almeno un paio di occasioni, vero però anche che la Signora in certi brani di partita ha dato spettacolo. E anche i ventidue giorni di riposo forzato non hanno arrugginito più di tanto i meccanismi bianconeri: la fascia destra ha funzionato a meraviglia con la catena Lichtsteiner-Pepe, Pirlo ha messo in scena altri novanta minuti da professore manco avesse venticinque anni, Chiellini è tornato quello dei bei tempi, Marchisio e Matri trovano il gol con regolarità svizzera.

Controindicazioni? Pressoché nessuna, eccezion fatta per un paio di sbandamenti nel primo tempo sulle ripartenze dei siciliani. I quali, dal canto loro, insistono nella tradizione che li vuole improduttivi lontano dal Barbera: un punto in sei partite è davvero bilancio troppo magro se si vuole puntare in alto ma, in assenza di attaccanti di ruolo (tranne Miccoli), c'è poco da lucrare se Ilicic sbaglia due gol quasi fatti con la partita ancora in bilico. A quel punto, bravissima la Juve: in vantaggio con Pepe (colpo di testa su cross di Chiellini), arrivata vicino al raddoppio già nel primo tempo (palo di Pirlo) e poi maramaldeggiante nella ripresa: destro vincente di Matri, un paio di magie di Vucinic e infine la chicca del quinto gol stagionale di Marchisio. «Era fondamentale ripartire bene - ha detto Conte -. Alla vigilia ho voluto estremizzare il tutto parlando di una finale di Coppa del Mondo: non fossimo stati sul pezzo, saremmo andati incontro a qualche brutta sorpresa. Abbiamo concesso qualcosa? È vero. Però, senza volere sembrare irriverente, anche il Barcellona un paio di occasioni a partita le subisce. Noi vogliamo essere sempre propositivi e portare più uomini possibili nella metà campo avversaria. Di sicuro rischieremmo di meno giocando palla lunga e provando a sfruttare le seconde occasioni: però non è quella la nostra filosofia. Noi vogliamo fare la nostra partita, contro chiunque. Dopo di che, il Palermo mica poteva rimanere a casa».

Perfetto, allora. La Juventus ha ripreso da dove aveva smesso: terza vittoria di fila in assoluto, la quarta su sei partite giocate in casa dove ha finora segnato 14 gol subendone 5. E sabato sera, a Roma, ci sarà la Lazio per una sfida che davvero può essere lo snodo della stagione visto che poi martedì andrà in scena il recupero contro il Napoli: «Voglio arrivare alla fine del girone di andata per capire chi siamo e dove potremo arrivare - è il ritornello dell'allenatore -. Noi però lavoriamo per il massimo». Che vuole dire scudetto. «Di possibilità tricolori magari ne riparleremo dopo le prossime due partite - si è invece lanciato Marchisio -. Stiamo bene e abbiamo una fame che gli altri anni non avevamo: merito di Conte, certo. E di tutti noi che lo seguiamo». «Siamo schiaccianti - è il neologismo coniato da Pepe -.

Come chiamiamo questo nuovo modulo? Non lo chiamiamo proprio: corriamo e basta».

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