Kabul, asse Prodi-Zapatero contro il piano Blair

Il premier si fa forte del no spagnolo per ribadire che non rafforzerà il nostro contingente. Neppure l'offensiva di primavera annunciata dai talebani convince il Professore ad accogliere l'appello inglese. La Merkel invece offre 500 uomini e 6 Tornado

Kabul, asse Prodi-Zapatero contro il piano Blair

Bruxelles - «Para nada!» spara secco José Luis Rodriguez Zapatero a Prodi e D’Alema, corsi a chiedergli se è vero che Madrid è pronta ad aumentare il contingente militare spagnolo in Afghanistan, come campeggia sull’editoriale di un quotidiano italiano. «Per niente!», o se si preferisce il gergale, «col cavolo!» la risposta del premier socialista iberico.
Così premier e ministro degli Esteri ci tengono a farlo sapere ai cronisti in chiusura di summit, anche per smontare la tesi della lite italo-britannica che campeggia un po’ su tutti i quotidiani, colpiti dalla discrasia tra l’uomo di Downing Street e quello della Farnesina, in apertura di vertice. «Stessi uomini, stesse zone» s’impunta e assicura Romano Prodi. D’Alema lo spalleggia e rincara: «Ma che si vuole da noi? Abbiamo una delle missioni più impegnative in quel Paese: 2.000 uomini a fronte dei soli 1.000 francesi e dei 500 spagnoli (in realtà sono 700; ndr) per non parlare delle presenze simboliche di altri Paesi dell’Unione Europea».
Nessun cambiamento. Nessun rafforzamento del nostro contingente e men che mai alcun ripensamento sui «caveat» (in gergo Nato, le limitazioni che gli Stati nazionali impongono ai propri militari) impartiti. Anche davanti all’offensiva di primavera annunciata dai talebani.

Appare sicuro di sé, il duo Prodi-D’Alema, col secondo a ironizzare sullo scontro con Blair spacciato a suo dire dai giornali, visto che il premier inglese ha dovuto prender atto che né la Spagna né l’Italia erano intenzionate a seguire le sue esortazioni. Appena due piani sopra, però, proprio Blair andava vantando un certo successo della sua strategia. «Ci sono recenti segnali secondo cui alcuni dei nostri colleghi riconoscono l’importanza dello sforzo collettivo in Afghanistan» ha dichiarato il premier britannico, rivelando poi di aver parlato di Afghanistan con alcuni capi di Stato e di governo ai margini del Vertice, e sottolineando come «uno sforzo collettivo sia di grandissima importanza per la sicurezza dei Paesi europei». Blair non ha voluto entrare nei dettagli, limitandosi a osservare di aver voluto sottolineare «la necessità del massimo sforzo collettivo possibile». Ma proprio in quegli attimi giungeva da Berlino la notizia che il Bundestag aveva dato il via all’invio di 500 uomini e di 6 Tornado in Afghanistan. Il che fa capire che Londra, una breccia almeno l’ha aperta dopo aver sbattuto sui muri italiano e spagnolo.
Né si è definitivamente chiusa la partita tra il premier inglese e Massimo D’Alema. Il quale, prima di lasciare Bruxelles, non solo ha rilevato come proprio l’Italia abbia numerosi altri compiti militari, in Libano come in Kosovo, ma ha tenuto far presente che sarà a New York il prossimo 20 marzo, nella sede dell’Onu, per far decollare il progetto di una Conferenza internazionale che coinvolga tutti i Paesi limitrofi (e dunque anche Iran e Pakistan).

L’idea in realtà non ha sollevato grossi entusiasmi - il più scettico è Karzai, premier di Kabul, e anche Usa, Gran Bretagna e Ue sono freddi - ma il ministro degli Esteri insiste: «Tema più che mai attuale perché c’è la generale convinzione che le cose non vanno particolarmente bene».

Ma non pochi capiscono che la sua mossa è null’altro che il pagamento del pedaggio a Rifondazione e alla sinistra radicale per votare il rifinanziamento alla missione. Anche se Prodi fa spallucce da mercante a chi gli chiede se arriverà ai fatidici 158 voti in Senato. Preoccupato o «para nada!»?, gli chiedono. E lui. «Non parlo spagnolo».

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