Kakà e il computer bastano al Brasile Fischiato Ronaldo

I campioni del mondo non decollano nonostante le tecnologie in panchina. E la Croazia sfiora il pareggio

nostro inviato a Berlino
Non è proprio un Brasile dal sorriso splendente, per ora sono ammiccamenti. Il cuore della Seleçao, nella prima notte calcistica di questo suo mondiale, è tutto milanista: Cafù al piano, Kakà alla chitarra che ti fa sognare e segnare. Uno pensa ai cross, l’altro a tutto il resto, reti comprese. Partita con manciate di spettacolo, Croazia pronta a giocarsela e nemmeno male. C’è da scommettere che la rivedremo negli ottavi, viste le altre due del girone.
Lo spettacolo è stato fuori dello stadio, prima ancora che dentro. Per le strade di Berlino: i croati tanti, i brasiliani una marea. Spettacolare e imponente lo stadio olimpico. Dominio di colori, in attesa che il calcio cercasse di farsi largo. Non è stato gran calcio, piuttosto voglia di esserlo. Il Brasile mostrava tutto nelle facce dei suoi giocatori: tirati, concentrati, allegro Ronaldinho, pensieroso Ronaldo, determinato Kakà. C’era Galliani in tribuna e il golden boy non lo ha fatto arrivare invano. In panchina Parreira con l’uomo del computer (un tipo vagamente somigliante a Arrigo Sacchi): un pc sulle ginocchia a scrutare azioni e riferimenti. Oggi il Brasile si guida anche così. Ma poi tocca al talento, al quadrilatero magico che ieri per molto tempo è stato un triangolo, perché Ronaldo se l’è presa comoda. È finalmente comparso al tiro, bontà sua, soltanto dopo 11 minuti della ripresa. Nel frattempo gli altri s’erano tirati il collo fino, almeno, a trovare il gol proprio sul finire del primo tempo.
Operazione tranquillità mandata in porto da Cafu e Kakà, forse un segnale di questo Brasile: il vecchio intramontabile pendolino che non si stanca mai e il ragazzo d’oro che dopo aver ricevuto l’ultima benedizione da Parreira ha cominciato a lavorare di scatto e fantasia, guizzando e aspettando il momento giusto che si è presentato sul suo sinistro dopo 43 minuti: Cafu gli manda la palla e lui aggira il portiere con il sinistro dei campioni. Fino allora il Brasile aveva proposto tanto e concluso poco. La Croazia è stata squadra furba, capace di sopportare finte e pressione che gente come Ronadinho e Kakà, Adriano e Ronaldo sa imporre. Di tanto in tanto i croati provavano ad infilare passaggi verticali laddove il Brasile era, e forse sarà sempre, in sofferenza: due centrocampisti a reggere il peso difensivo prima di ricominciare l’azione d’attacco che, quasi con monotonia, trova avvio con Ronaldinho o Kakà. Più bravo il ragazzo del Milan nel prendere subito possesso della partita di quanto lo sia stato Bug Bunny che ha mostrato numeri, ma tutto fine a se stesso. Come se il Brasile, per quasi un tempo, dovesse togliersi qualche ruggine di dosso.
Al tirar delle somme conclusioni poche e imprecise, gioco sulle fasce sorretto solo da Cafu, perché Roberto Carlos ha ritmo da pensione, difesa con qualche apprensione ma capace di togliersi sempre d’impaccio grazie alla reattività dei due centrali. Partita resa attraente dal giocare spigliato ma efficace della Croazia che ha sempre tenuto testa, provando a infilare Prso in area e lavorando con gran lena a centrocampo. Nella ripresa sono arrivati anche i tiri in porta: quelli veri, che potevano rimettere la partita in dubbio. Dida ha detto «ci sono», parando le conclusioni di Prso, Klasnic e Babic. Ronaldinho ha creduto in un colpo di testa ma Pletikjosa, portiere croato, è stato un bel gatto. Il Brasile ha cercato il gol, senza mai trovare le azioni da gol. Ronaldo dopo avere fatto atto di presenza in area ed aver conteggaiato un solo tiro all’attivo è uscito tra una bordata di fischi. Robinho però non ha fatto molto di più. Adriano si è spento a lungo andare. Questo è Brasile, ma per vincere il mondiale deve essere molto di più.

Sono gli scherzi dell’inizio: tensione e preoccupazione esistono per tutti, al di là del samba e delle promesse. Alla prossima per rivedere il Brasile che incantare il mondo fa. Intanto ieri il fuori programma lo ha prodotto un solitario invasore. Doveva essersi annoiato.

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