Katyn, film clandestino E quello spot alle Coop celebrato a Venezia...

Gentile Direttore,
ho visto che il suo giornale ha dedicato al vergognoso caso Katyn una pagina, ove, per altro, Michele Anselmi dice trattarsi di un’opera mediocre che al pubblico non è piaciuta. A quale pubblico? Io avrei voluto vederla ma qua, a Milano e in tutta la sua provincia, non è stata proiettata in un solo cinema. Il signor Mazzarotto, che si è assicurato la distribuzione del film, ci ha provato, ma chiaramente i mezzi per fare un po’ di pubblicità non li aveva, non li ha.Ma lo sa, signor Direttore, che nel settembre 2007 il film di Wajda è stato rifiutato alla Mostra del cinema di Venezia, laddove nel settembre 2008 è stato accettato il film di Soldini “Un Paese diverso” commissionato dalle Coop? Di questo capolavoro le invio due copie, una per lei e una per Anselmi. Se Anselmi avrà la forza di vederselo fino in fondo, gli chieda di fare poi una bella recensione. Signor Direttore, l’uomo più intelligente che ci sia stato in questo Paese nel secolo scorso si chiamava Palmiro e Palmiro, ancor oggi, lo guida attraverso i vari Asor Rosa, sul quale ho letto un’illuminante, strabiliante pagina sempre sul suo bel giornale.
Ps: A Roma, chi ha visto il film di Wajda mi ha detto che è eccellente.
- Milano

Non so come sia Katyn, perché nemmeno io ho avuto modo di vederlo (a Milano continua a essere tabù), ma adesso so com’è Un Paese diverso. Un’emerita schifezza. Uno spottone inguardabile. Una réclame travestita da finta opera d’autore, dove le pretese artistiche naufragano fra sacchetti della spese, riordino degli scaffali, osservazioni sul packaging, filiera del formaggio, pesce d’allevamento, pomodori etici e dimensioni dei contenitori che devono essere anch’essi, naturalmente, ergonomici e soprattutto politicamente corretti. Non so perché Silvio Soldini, regista quotato, autore di Pane e tulipani, si sia prestato a quest’operazione da carosello. Evidentemente pensa sempre a pane e tulipani, persino più al pane che ai tulipani. Del resto lui si chiama Soldini, il presidente delle Coop di consumo che gliel’ha commissionato si chiama Soldi. Tutta moneta sonante, infatti. Operazione commerciale. Però, siccome il film è di sinistra, e pure ergonomico e soprattutto politicamente corretto, è stato subito chic. Vuoi mettere con il massacro dei polacchi ad opera dell’Armata rossa? Sono andato a controllare: i consigli per gli acquisti firmati da Soldini e sponsorizzati dalle Coop sono usciti contemporaneamente in ottanta sale. Dico: 80. Il film su Katyn in dodici. Dico: 12. Il mio amico Michele Anselmi mi perdonerà: davvero ritiene che il pubblico che, a suo parere, non vuol vedere il film di Wajda, fremeva invece al pensiero di buttarsi nello spottone Coop? Davvero Anselmi pensa che gli italiani non siano interessati ai massacri compiuti in nome della bandiera rossa e muoiano invece dalla voglia di sentir parlare di riordino degli scaffali e pomodori etici (e forse pure ergonomici, comunque politicamente corretti)? Ringrazio l’amico Ferrari che mi ha spedito il docu-spot.

Confesso: ne avevo sentito parlare ma mi ero risparmiato la visione dei 54 minuti, che pure erano stati presentati in pompa magna a Venezia e poi pure distribuiti in tutta Italia allegati al settimanale l’Espresso. Artisticamente non mi ero perso molto (a parte la filiera del formaggio, s’intende). Ma ha ragione lei: di questo passo, nella cultura di questo Paese, continueranno a comandare le Rose (Asor) e i tulipani.

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