KAVAKOS E VENGEROV Domani alla Scala l’Hommage aux Violons

Elsa Airoldi

Bruni, intensi, fuoriclasse e poco più che trentenni, due prìncipi del violinismo di ultima generazione suonano per la prima volta assieme. L'occasione è il concerto straordinario organizzato per lunedì alla Scala dal Comitato Negri Weizmann. Parliamo di Leonidas Kavakos e Maxim Vengerov, greco uno e russo l'altro, e dei loro prestigiosi strumenti. Rispettivamente uno Stradivari Falmouth 1692,e uno Stradivari Kreutzer 1727. Con loro Dmitrij Kitajenko, bacchetta affermata e eclettica.
I tre protagonisti del sinfonico che impegna la Filarmonica della Scala sono già stati ospiti del Piermarini. Con la coincidenza del debutto 2003, in contemporanea, di Kitajenko e Kavakos. L'appuntamento svela tutto il suo fascino già nel titolo Hommage aux Violons. Sa di antico e di raffinatezze francesi.
L'"omaggio" accosta temperamenti molto diversi. Essendo Kavakos segnato da un violinismo nitido e elegante al servizio di una sensibilità estrema e portata all'interiorità. Al contrario del folgorante Vengerov. Sicuro, elegante, padrone consapevole della tecnica virtuosistica più virtuosa. Maestro nel distribuire nel percorso di una breve arcata crescendo e smorzature e di alternare in rapida successione staccati, vibrati, pizzicati, note ribattute, cadenze inarrivabili. Il suo suono è esasperato ma mai sopra le righe. La sua cifra la musica vissuta in forma edonistica e stupefacente.
Maxim è uno che va e gli altri gli corrono dietro. Sebbene sappia anche stemperare gli ardori. Come avvenne, sempre in occasione di un Negri-Weizmann, nell'Adagio del doppio concerto di Bach concesso come bis accanto alla più misurata Julia Fisher.
Artisticamente Leonidas Kavakos, greco di Atene, nasce con il Sibelius '85 e si afferma con il Paganini '88. Il violinista è un solista che non disegna le formazioni da camera. Ama anche la direzione d'orchestra. Per lui podio cameristico (è Principal Guest Artist della Camerata Salzburg) e sinfonico.
Anche responsabile della programmazione del Megaron di Atene, Leonidas vanta un talento che gli apre le porte delle sacre mecche di Vienna, Salisburgo e Berlino, le braccia dei grandi direttori da Muti e Mehta e accende l'ispirazione. John Tavener che gli ha dedicato il Concerto per violino Mahashatki.
Più lineare il percorso di Vengerov, siberiano di Novosibirsk e degno erede della grande tradizione russa. Debutto a cinque anni, premio Wieniawski a dieci, premio Carl Flesh a 15. Poi via verso il mito.
Nato a Leningrado e in prima battuta padrone del repertorio russo Dmitri Kitajenko, 66 spazzati via dal vigore, frequenta con disinvoltura il sinfonismo classico-romantico e si spinge nel Novecento. Richard Strauss è una passione. Nel suo curriculum lunga sosta con con le filarmoniche di Mosca, Berna e Bergen e una mappa geografica senza confini. Importanti le integrali. Dal vivo o incise per l'etichetta Capriccio.
Il programma, accattivante e impegnativo, accosta tre unicum. Consegna a Vengerov il Concerto in re maggiore di Beethoven (An der Wien di Vienna, 1806). A Kavakos melodicità, Leitmotiv dei ritmi punti e andamento rapsodico del Concerto in re maggiore op.

77 di Brahms (Gewandhaus di Lipsia, 1879). A entrambi, con prevedibile contrasto dialettico, l'energia ritmica e le imitazioni a canone che incorniciano il movimento lento del Concerto in re minore per due violini BWV 1043 di Bach.

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