Kenny Barron rinnova le note di Rachmaninov

I musicisti di jazz, per un complesso d’inferiorità oggi superato, hanno cominciato presto a pasticciare con le opere classiche. L’alfiere di queste imprese è il pianista francese Jacques Loussier con la sua serie «Play Bach» iniziata nel 1959 (in pratica: noti e brevi brani bachiani provveduti di ritmi swing dei quali Bach può essere considerato un lontano precursore). Ha avuto successo malgrado il pollice verso della critica. Poi le cose sono diventate più serie. L’ultima è la fondazione del Classical Jazz Quartet di Kenny Barron pianoforte, Stefon Harris vibrafono, Ron Carter contrabbasso, Lewis Nash batteria, nomi che sono una garanzia. In questo cd si cimentano con il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov. Con l’ausilio dell’arrangiatore Bob Belden, il quartetto seziona i tre movimenti in nove parti, proponendo in massima lo schema di esposizioni o accenni tematici seguiti da brillanti variazioni jazzy.

L’exploit, assai ben riuscito, dura 50 minuti contro i 35 dell’originale che si consiglia di ascoltare prima della versione del quartetto. Molto adatta è l’interpretazione della vezzosa Hélène Grimaud con la Philharmonia diretta da Ashkenazy.

The Classical Jazz Quartet Play Rachmaninov (Kind of Blue)

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