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Kentridge, Leonardo del nuovo millennio

Se esiste un artista che nel panorama internazionale riesce a incarnare in modo pieno e autentico l’ideale dell’homo faber rinascimentale, questi è William Kentridge. Se esiste un artista che riesce a porre una pietra tombale sulla sterile e provinciale diatriba che oppone i sostenitori dell’arte cosiddetta figurativa a quella cosiddetta concettuale, questi è certamente il cinquantaseienne sudafricano a cui Milano rende finalmente omaggio, con una serie di eventi che abbracciano tutti i linguaggi artistici che, attraverso un’unica poetica, Kentridge porta avanti da molti anni. Da quando cioè questo pittore, disegnatore, scenografo, regista, filmaker e performer ha deciso di incarnare il ruolo dell’artista come interprete e indagatore della fragilità umana, in rapporto alla storia e le contraddizioni sociali. I suoi racconti surreali, in cui l’immagine disegnata attraversa gli oggetti e uno spazio reale o immaginario utilizzando qualunque supporto – un muro, un libro, o una pagina di giornale – nasce sempre da citazioni ora letterarie ora cronachistiche, come nell’epopea dell’apartheid dove lui stesso, rappresentante della ricca borghesia bianca, si fa protagonista del senso di colpa del capitalismo occidentale nei confronti del terzo mondo. Ma nel suo lavoro anche la musica assurge a un ruolo predominante, sia essa parte integrante delle sue animazioni a carboncino, sia esso il tema fondante dell’opera, come nel caso del progetto rappresentato a Palazzo Reale sulla Fenice di Venezia, o della rappresentazione del suo Flauto Magico che andrà in scena da domenica 20 marzo alla Scala (sue regia e scenografia). L'intero progetto, frutto di un’articolata sinergia tra assessorato alla Cultura, 24 Ore Cultura, la galleria Lia Rumma e alcuni teatri della città, si svolgerà fino al 3 aprile 2011, a cura di Francesca Pasini e, per il Teatro del Buratto, Giordano Sangiovanni.
Tra gli eventi in programma, una mostra e una nuova performance a Palazzo Reale (fino al 4 aprile) e lo spettacolo Wojzeck sull'Highveld al Teatro Verdi, in scena il 20 e 21 aprile.
Il buongiorno è stato una performance nella Sala delle Otto Colonne a Palazzo Reale, durante la proiezione di alcuni dei suoi celebri video, ovvero Breathe, Dissolve, Return, realizzati nel 2008. Per la prima volta, per creare l’animazione, Kentridge ha usato delle sculture disaggregate - composte di frammenti (pezzetti di carta, fili, etc.) - e poste su un piedistallo girevole. Ruotando le sculture davanti alla macchina da presa, i frammenti si sovrappongono fino a creare le figure di una cantante, di un direttore d’orchestra, di un personaggio con i baffi, di una danzatrice, di un naso, di un cavallo. Il leitmotiv è quello di rappresentare la fragilità, la dissolvenza e la continua riaggregazione delle immagini che qualificano il tempo presente, ma anche la memoria individuale e collettiva. «Con una geniale mescolanza dei generi e delle forme espressive prendono corpo l'opera e la poetica di uno dei più significativi protagonisti dell'attuale scena internazionale» ha detto l'«ssessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory, «Ma di cosa si tratta? Perle della stessa collana il cui filo è l'arte».
Il 20 e il 21 aprile è invece in programma al Teatro del Buratto-Teatro Verdi, per la prima volta in Italia, la rappresentazione del Wojzeck sull'Highveld, spettacolo teatrale tratto dalla tragedia di Georg Büchner e realizzato con la compagnia di marionette Handspring Puppet Company, con la regia dello stesso Kentridge. Questa versione del Wojzeck sarà ospitato da If - Festival Internazionale di Teatro di Immagine e Figura, promosso dal Teatro del Buratto.

Con la compagnia di marionette Handspring Puppet Kentridge ha in seguito realizzato Faustus in Africa!, Ubu Tells the Truth, Il Ritorno d'Ulisse, e Confessions of Zeno. Inoltre, la Galleria Lia Rumma allestirà dal 19 marzo al 7 maggio una sua personale.

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