Kevin Spacey vuol sbancare il casinò in una storia ridicola e assurda

I film sul gioco hanno una controindicazione: fanno venire l’orticaria a chi non distingue i cuori dai fiori. Tanto per cominciare il titolo, 21, identico all’originale, non è altro che il nostro blackjack, un sette e mezzo un po’ meno artigianale. Stando al vendutissimo romanzo, tratto da un’assurda storia, spacciata per vera, da cui l’australiano Robert Luketic ha tratto il suo concitato semigiallo, zelanti e maneschi ispettori seguono sui monitor le imprese di chi al tavolo non riga dritto. Per esempio cercando di ricordare le carte uscite fino a quel momento. E allora sono guai. Ecco perché il giovane povero e genio dei numeri, aspirante a Harvard, Ben (Jim Sturgess) è ingaggiato dal suo prof di matematica Micky (Kevin Spacey), convinto di sbancare, grazie all’allievo, un casinò di Las Vegas. Con altri quattro studenti, tra cui la bionda Jill (Kate Bosworth), parte la caccia al tesoro. Le fiches si accumulano, il ragazzo riesce presto a racimolare i trecentomila dollari per la prestigiosa università, ma lo smaliziato cerbero della guardia da gioco Cole (Laurence Fishburne) mangia la foglia. Che botte, quella notte. Detto che i ridicoli segnali con le mani dietro la schiena insospettirebbero anche Di Pietro, non è provato che la conoscenza delle carte uscite sia garanzia di vittoria. Anche perché, proprio per prevenire questa eventualità, un consistente mazzetto non viene messo in gioco. L’intrigo è comunque debole, di suspense ce n’è poca e gli attori, svogliato Kevin Spacey compreso, non bucano lo schermo.

Di fronte a tante assurdità, da St. Vincent, Campione, Venezia e Sanremo parte una promessa: venite pure da noi, chi vince non sarà picchiato.

21 (Usa, 2007) di Robert Luketic con Jim Sturgess, Kevin Spacey. 112 minuti

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