Il killer ha un volto: è un presentatore Rai

MilanoIl grande pubblico televisivo si era ormai affezionato a quel signore alto e robusto, capelli corti e barba, negli ultimi anni virati «al sale e pepe». Sempre calmo disposto al dialogo, alla mediazione, si occupava con un taglio fortemente cattolico di genitori e figli nella trasmissione «Diario di famiglia». L’esatto opposto del crudele assassino che aggredisce la sua vittima con un coltellaccio, la colpisce più volte infierendo anche quando è a terra incapace di difendersi.
«Non ci posso credere» ripete ora incredula la psicoterapeuta Maria Rita Parsi, sua partner televisiva. Difficile immaginare Alessandro Cozzi, 53 anni, sia l’assassino di Ettore Vietello, crivellato da una trentina di coltellata nella sua Agenzia per la formazione e il lavoro di via Antonelli 3. Un edificio, semiperiferia sud est di Milano, di quattro piani occupato da uffici dove poco dopo le 19 di martedì risuonano le grida disperate di un uomo. Gli impiegati escono giusto in tempo per vedere la vittima fuggire sul pianerottolo, stramazzare al suo suolo con il suo aggressore che continua a colpirlo alla schiena.
Sentiti moglie, figli e dipendenti della vittima gli investigatori della squadra mobile diretti da Alessandro Giuliano focalizzano la loro attenzione su un contrasto con Cozzi. Titolare di «Milano per la donna», altra agenzia di formazione, aveva ricevuto dalla Regione Lombardia 34mila euro per organizzare corsi insieme a Vitiello, senza però mai dividerli con il collega. All’1.30 i poliziotti suonano in via Piranesi, distante non più di 500 metri, dove Cozzi vive con la moglie e il figlio. L’uomo nega «Sono stato in ufficio fino alle 19» ma viene smentito dalle sue impiegate: «È uscito un’ora prima». Non sa poi spiegare certe ferite alle mani, tipiche di chi ha appena maneggiato un coltello. Infine è il ritratto dell’assassino, descritto i testimoni. Resiste una notte poi a mezzogiorno crolla. «Non riuscivo a liquidare 17mila euro a Vitiello, ho debiti per 70mila, e lui mi perseguitava, mi insultava, diceva che mi avrebbe rovinato. Sono andato a trovarlo per proporgli una rateazione, lui ha minacciato di denunciarmi. Mi ha persino puntato un coltello. Gli l’ho strappato dalle mani, ho iniziato a colpirlo, poi non ricordo più nulla». Dopo il delitto fugge e getta coltello e vestiti insanguinati in un corso d’acqua, non ancora trovati dagli agenti.
Il caso è risolto, l’assassino era un insospettabile, un uomo noto soprattutto per la pacatezza. Volto noto della Rai da quando sette anni prima aveva iniziato a condurre «Diario di famiglia», incarico ottenuto grazie all’esperienza maturata sin dall’82 nel settore dell’Orientamento Familiare. Per conto dell’Associazione Faes - Centri Scolastici e di Orientamento, si occupava in particolare di giovani coppie. Nel 1999 aveva fondato l’Associazione Oeffe (Orientamento Familiare) e in seguito «Milano per la donna».

«Era un cattolico convinto, ricordo che digiunava durante la Quaresima, molto attaccato alla famiglia, dotato di una forte capacità di mediazione. Non riesco a immaginarlo nei panni dello spietato assassino. Per 17mila euro poi» continua a mormorare incredula Maria Teresa Parsi.

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