Palcoscenico prestigioso il Conservatorio Giuseppe Verdi per il concerto di stasera alle ore 21 - cè il tutto esaurito - dei Kings of Convenience. Dietro l'ironico marchio si celano due trentenni norvegesi di buona famiglia (e buona cultura) più simili nell'aspetto a due bibliotecari che non a popstar. Da quando, nel 2001, sono stati eletti paladini del movimento neo-acustico, l'estroso e occhialuto Erlend Øye e il più pacato Eirik Glambæk Bøe ci hanno insegnato (ma sarebbe meglio dire re-insegnato) che per fare buona musica, capace di parlare al cuore e di creare atmosfere ad alto tasso di intimità, non sono necessarie chissà quali diavolerie informatiche o effetti shock: bastano un paio di chitarre (acustiche naturalmente) e melodie pop-folk accattivanti da cantare rigorosamente a due voci e con delicata e soave gentilezza. Proprio alla maniera dei loro indiscussi maestri, Paul Simon & Art Garfunkel, i mitici autori di The sound of silence.
«La tranquillità è il nuovo rumore» è la traduzione del titolo del bucolico album di esordio dei Kings of Convenience, Quiet is the new loud: un'esplicita dichiarazione d'intenti del modus operandi del duo di Bergen, fatto di suoni leggeri, morbidi e malinconici, una sorta di antidoto ideale al grande trash sonoro che insonorizza le nostre esistenze. Cinque anni dopo Riot on an empty street, foriero di un'inattesa popolarità, anche e soprattutto grazie alla vivace hit Misread, ecco la coppia di nuovo in pista sulla scia di una dozzina di brani che dissertano e riflettano sulla vita e che compongono il nuovo disco Declaration of dependance, parte del quale registrato allo studio Esagono di Rubiera in provincia di Reggio Emilia.
La ricetta sonora (acustica, minimalista e talvolta arricchita da qualche variazione ritmica, figlia della passione per la bossanova) più o meno è sempre quella, eppure - ed è quello che conta - non delude.
Kings of convenience, tutto esaurito per i bibliotecari dellintimità pop-folk
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