«Kit immigrazione, il governo revochi il servizio alle Poste»

«Kit immigrazione, il governo revochi il servizio alle Poste»

«È caos sul permesso di soggiorno agli immigrati: il governo revochi il contratto alle Poste». I sindacati milanesi, casi alla mano, lanciano l'accusa. Nel mirino la gestione delle pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno e il business del kit in nero. «L'attuale governo dovrebbe revocare il contratto con le Poste - attacca Maurizio Crippa di Cgil -. Non si sono resi conto dell'importanza del rinnovo del permesso di soggiorno per gli immigrati».
Disinformazione e superficialità hanno dato origine ad un vero e proprio mercato nero, un fenomeno che a Milano si è sviluppato velocemente. «Tutto è cominciato dopo l'11 dicembre, - chiarisce Crippa - quel giorno le competenze per il rinnovo del permesso di soggiorno sono passate ufficialmente dalla questura alle Poste». E qui, quando bisognava tradurre la teoria in pratica, è emersa la disorganizzazione: «Hanno stampato solo 10mila pezzi. Nel giro di due giorni erano già esauriti». Molti immigrati si sono precipitati negli uffici postali perché speravano si trattasse di una sanatoria, altri, invece, hanno fiutato l'affare: quando i kit sono diventati introvabili, hanno cominciato a venderli con un tariffario variabile a seconda della disperazione dell'acquirente. «E le Poste cosa hanno fatto? Niente». Milano, così, si è improvvisata capitale del traffico illecito dei kit. «Stazione centrale e Giambellino i punti nevralgici del contrabbando, qui il prezzo di un modulo è arrivato anche a 500 euro - racconta -. Nei momenti di panico anche piazza Duomo si è trasformata in un ricettacolo».
Oltre il danno la beffa. «Nei patronati - spiega Maurizio Bove del Cesil (l'ufficio stranieri della Cisl) - possiamo inviare telematicamente la domanda alle Poste, non abbiamo alcun bisogno dei moduli cartacei. E invece sono molti gli immigrati venuti da me raccontandomi di aver pagato cifre folli per acquistare un kit che, arrivati qui, io ho dovuto stracciare». Una disinformazione costata cara a tanti stranieri, che si sono affidati a connazionali senza scrupoli. Un balzello inutile da aggiungersi a quello fisso. «È immorale - sottolinea Bove - che l'immigrato debba pagare 70 euro». Roberto Fontana, responsabile Ital Uil, rincara la dose: «Noi non richiediamo alcuna forma di contributo agli stranieri. Le Poste invece, fanno un buon business visto che trattengono 30 euro per ciascuna pratica». Se a Milano vengono rinnovati circa 174mila permessi ogni anno, per una media di 500 al giorno, il conto è presto fatto. Ma le Poste si difendono: «30 euro è un importo minimo, serve per coprire le spese ed il servizio». Contro l'accusa di disorganizzazione ribattono: «La stima nazionale del ministero dell'Interno stabiliva poco più di un milione di rinnovi l'anno, noi invece abbiamo stampato da subito 2 milioni di kit». Domani, assicurano le Poste, arriveranno altri 25mila kit in tutta la Lombardia.

«Il mercato nero si andrà esaurendo naturalmente», prevede Crippa. Ma se la vendita illegale sembra avere le ore contate, la polemica non accenna a spegnersi. I sindacati sembrano tutti d'accordo: il tentativo è fallito, questa competenza deve essere affidata agli enti locali.

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